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L'intervista di Roberto Mancini (C.T. Italia) al 'Corriere della Sera' sui Mondiali in Qatar | News (Getty Images)
Roberto Mancini, Commissario Tecnico dell'Italia, ha rilasciato un'intervista al 'Corriere della Sera' oggi in edicola. Ecco, dunque, le dichiarazioni del C.T. della Nazionale Italiana sui Mondiali in Qatar, sul futuro degli Azzurri e sui temi di Serie A.
Sui giorni duri che si vivono in Italia: «Sono duri perché siamo fuori dal Mondiale anche se dobbiamo accettarlo. Fa male, parecchio male».
Su come trascorrerà questo mese di Mondiali: «Guarderò qualche partita, non tutte. Le più interessanti, le più belle».
Su quando aveva avuto il sentore, prima dello spareggio contro la Macedonia del Nord, di non andare in Qatar: «Sensazioni. Soprattutto dopo il pareggio a Firenze contro la Bulgaria e lo 0-0 a Basilea con la Svizzera in una partita che avremmo dovuto vincere 3-0. Però ero convinto che all’Olimpico avremmo sistemato le cose con i nostri rivali. E invece ...».
Sui Mondiali come maledizione per lui, mai presente da calciatore e da allenatore: «Non credo alle maledizioni. Prima o poi cambierà. Vogliamo andare al prossimo, tra 4 anni e magari vincerlo».
Sul perché è rimasto alla guida degli Azzurri: «Sono rimasto perché voglio prendermi una rivincita, ma adesso non possiamo allungare così tanto lo sguardo. Il Mondiale del 2026 è troppo lontano. Pensiamo alle finali di Nations League che non vanno sottovalutate e alle qualificazioni all’Europeo 2024 in cui vogliamo difendere bene il titolo».
Su cosa è più forte tra la gioia per gli Europei vinti nel 2021 e la delusione per il fallimento mondiale: «Prevale la delusione, che è forte e non mi abbandona mai. Magari tra quattro anni, quando il Mondiale ce lo potremo riprendere, questo senso di vuoto passerà. Ora è così. E lo sa perché fa tanto male? Perché dovremo aspettare prima di cancellare la macchia. Sento la stessa delusione che ho provato quando con la Sampdoria ho perso la finale di Champions: sapevo che non l’avrei rigiocata».
Sul suo primo ricordo pensando alla Coppa del Mondo: «Chinaglia che manda a quel paese Valcareggi nel ’74. E poi il ’78: vinse l’Argentina, ma come tutti rimasi colpito dal gioco dell’Olanda».
Su quanto ha creduto al ripescaggio: «Mai sino in fondo. Mi è sempre sembrata una strada poco percorribile».
Sul suo pensiero che i Campioni d'Europa dovrebbero essere ammessi di diritto ai Mondiali: «Non solo i campioni d’Europa, ma quelli di tutti i Continenti. Lo dico nell’interesse del calcio e dello stesso Mondiale. Così come dovrebbe essere certo di poter partecipare chi ha vinto l’edizione precedente: prima era così, adesso non più. Non sempre il calcio prende decisioni giuste per se stesso».
Sui perché dell'eliminazione azzurra dai Mondiali: «Ho visto e rivisto ogni singola partita delle qualificazioni. E quando dico che meritavamo di andare in Qatar non lo faccio tanto per difendere la squadra. Abbiamo commesso degli errori tecnici, alcuni anche gravi, ma non tali da giustificare la mancata qualificazione. Anche se, al sorteggio, sentivo che la Svizzera ci avrebbe creato problemi. E purtroppo ho avuto ragione».
Sul rinnovo fino al 2026 con la Nazionale nonostante il corteggiamento dei club: «Essere il C.T. della Nazionale è una bella cosa, ti riempie di orgoglio. Ho scelto di rimanere per riprovare a dare la caccia a un Mondiale. Ma niente nel calcio è definitivo, le cose possono sempre cambiare».
Su come nasce la nuova Italia di Mancini: «Ci sono tanti giovani e rispetto allo scorso ciclo servirà più tempo per metterla insieme e farne una squadra. Ma ho buone sensazioni».
Sulla convocazione di Simone Pafundi a 16 anni: «Se uno è bravo a quell’età può giocare in A. L’ho fatto io, lo può fare Pafundi che ha qualità enormi: certo, deve essere serio e non perdersi per strada».
Sui giovani attaccanti italiani che crescono dietro Ciro Immobile: «I giovani crescono se giocano, ma soprattutto se vanno in squadre di vertice che fanno la Champions. Perché così alzano l’asticella e imparano a non accontentarsi».
Sul perché si arrabbia dinanzi errori tecnici evidenti: «Succede, è vero. In Nazionale il livello è alto ed è richiesta una certa qualità. Però adesso sono diventato più bravo e più tranquillo».
Sul possibile ritorno in azzurro, con altro ruolo, dell'ex capitano Giorgio Chiellini: «Giorgione che ha può fare quello che vuole. Bisognerebbe sentire il presidente Gravina, ma se lui volesse qui c’è posto ...».
Sulla sua favorita per i Mondiali: «L’Argentina e non solo perché ha Messi. Contro di noi a giugno mi ha fatto una grande impressione. In assoluto penso che sia arrivato il momento di una sudamericana».
Sulle Nazionali europee: «E infatti il campionato d’Europa sotto certi aspetti è più difficile del Mondiale. La Francia, anche senza Benzema, è forte. Così come Germania e Belgio e prima o poi l’Inghilterra riuscirà a vincere qualcosa ...».
Sui rimpianti dell'Italia qualora dovesse vincere l'Inghilterra, battuta in finale negli Europei: «No, quella è un’altra storia. E di rimpianti ne abbiamo già tanti adesso...».
Su come ripartirà la Serie A dopo 52 giorni di sosta: «Credo che la lunga pausa possa favorire chi insegue. Il Milan sta andando bene, la Juve si è ripresa, ma io considero l’Inter molto forte, la rivale più pericolosa del Napoli. Spalletti ha un grande vantaggio, meritato: la sua squadra gioca un calcio bello e vincente. Penso che il mese di gennaio sarà decisivo per tutte e ci aiuterà a capire molte cose». Cristiano Ronaldo al Milan? La condizione di Jorge Mendes >>>
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