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Vincenzo Montella, ex tecnico di Milan e Fiorentina, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport. Montella, ovviamente, ha parlato in maniera approfondita della partita di San Siro. Ecco cosa ha detto: ""Certo che vedrò Milan-Fiorentina e non solo perché sono due mie squadre. Nello spazio libero che mi lascia l’Adana seguo tutti i campionati"
Montella, ma non dicevano che la sua passione per la panchina si era affievolita?
«Altro che spenta, non è mai stata così accesa... Io vivo di calcio, passo il tempo a studiare partite, avversari, campionati».
Lei è l’ultimo ad aver vinto con il Milan, la Supercoppa 2016, quest’anno i rossoneri si giocano lo scudetto. A inizio stagione disse: «Il Milan non è favorito ma darà fastidio fino alla fine». Sorpreso?
«Pensavo che sarebbero stati protagonisti a lungo, anche se non immaginavo di vederli davanti a 4 partite dalla fine. Pioli ha un vantaggio leggero ma importante, però è tutto aperto: il calcio sa essere crudele e non mancheranno altre trappole».
A partire dalla Fiorentina.
«Sfida tostissima, contro la rivelazione del campionato. Arriva da due ko ma ha qualità e intensità».
Lotta scudetto: chi è messo meglio?
«Sia il Milan che l’Inter sono in partita: ho visto i nerazzurri col Bologna, hanno dominato a lungo. Mi sono piaciuti anche atleticamente, ma è la testa nel rush finale a fare spesso la differenza. L’abitudine a giocare per certi traguardi può darti qualcosa in più, anche la spensieratezza dei giovani può trascinarti oltre i limiti».
San Siro pieno e affamato di scudetto: l’entusiasmo può essere un’arma a doppio taglio?
«Per chi non vince da tanti anni come il Milan, la spinta dei tifosi è solo un vantaggio. Lo scudetto sarebbe un premio al lavoro della società, dei dirigenti e di Pioli, che non hanno sbagliato una mossa: con un budget relativamente basso hanno costruito una squadra competitiva. Tra addii, infortuni, o rendimenti sottotono il Milan ha “perso” l’asse centrale dell’anno scorso, penso a Donnarumma, Kjaer, Kessie, Calhanoglu e Ibra, eppure è primo. Una nota di merito per il club, che ha seguito la linea che si era dato restando sempre coerente. Se il Milan vincerà sarà straordinario, ma va applaudito anche in caso contrario».
Che voto dà alla stagione di Giroud?
«Direi un otto: ha segnato gol pesanti e portato esperienza».
Il futuro di Ibra: deve smettere o proseguire?
«Impossibile dare consigli, io ho smesso quando avevo ancora un anno di contratto... Dipende da quello che ti dice il corpo e da quanto la testa sia disponibile al sacrificio. Ibra è un grande professionista, sa come gestirsi e in campo sa ancora farsi sentire».
Chi l’ha stupita di più?
«Tonali. È cresciuto tantissimo in personalità e gestione della palla. Le prospettive si intuivano, però un conto è intravederle e un altro è dare continuità».
Il Milan sta per cambiare proprietà, una scena che lei ha già vissuto tre volte in carriera, anche in rossonero nel 2017. Come si gestisce la situazione?
«Ci sono cambiamenti che sono salti nel buio e destabilizzano l’ambiente, ma non è il caso del Milan attuale. Da quello che leggo, l’arrivo di Investcorp potrà apportare dei miglioramenti al progetto sportivo perché l’asticella verrà alzata ulteriormente: un quadro del genere diventa un incentivo per la squadra. È benzina per andare più forte».
Nell’era dei fondi e delle proprietà straniere, quanto è importante per un allenatore potersi confrontare con una figura di calcio come Maldini?
«Tantissimo. Conosco Paolo da sempre, è una persona corretta, pulita e con una storia straordinaria. Lavorare a stretto contatto con lui deve essere il massimo».
Qualcuno dice che Italiano è il nuovo Montella...
«Mi piace: riesce trasmettere i suoi principi di gioco, coraggio e fiducia ai giocatori. La Fiorentina ha fatto una grande annata. Il Milan oggi dovrà sudare...».
E lei, tornerà in Italia?
«Del futuro si parla solo a fine stagione...». Intanto il Milan segue un talento molto forte
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