Su come vincere le partite: «Qui si apre un discorso sul famoso giuoco tanto caro a Berlusconi, che diceva vincere, convincere, divertire. Giocare bene non è forma, non è dettaglio: giocare bene è il primo passo per vincere e per restare competitivi a lungo. Poi i in Europa, dove il calcio è più evoluto emettono al centro spettacolo e collettivo, l’Italia e le nostre italiane di Champions ne escono con le ossa rotte. Avete visto il Napoli a Berlino?».
Sul Napoli visto in Champions League in casa dell'Union: «Certo, verissimo. Però non ha dato spettacolo. Non mi sono piaciute la cifra del gioco e la distanza tra i reparti. Vincere aiuta a vincere, d’accordo. Però vincere non fa sempre bene, se non sei abituato a farlo. Vedo giocatori un po’ spenti o forse un po’ sazi, alcuni di loro forse si sentono arrivati. Non riconosco più Stanislav Lobotka. Prima era uomo ovunque e non perdeva palloni. Adesso è un giocatore diverso. Chi non correva con me non giocava. Vale per tutti. Se io fossi l’allenatore, lo farei ancora adesso. Vale anche per qualche milanista».
Sui giocatori del Milan in calo:«Rafael Leao l’anno scorso ha fatto la differenza nelle sfide ravvicinate con il Napoli. Però Leao è Leao se corre, se scatta. Se non corre, io non lo faccio giocare. Talvolta per i giocatori occorre anche il pugno duro».
Su Napoli-Milan 2-3 del 1° maggio 1988: «Manifesto della civiltà, perché i napoletani sugli spalti furono correttissimi, riconobbero la nostra superiorità di gioco e ci applaudirono. È un ricordo forte: è cultura dello sport ma anche capacità di riconoscere i meriti di un avversario. Accadeva nello stadio di Diego, oggi intitolato a lui».
Su chi era Diego Armando Maradona per lui: «Un giorno mi permisi di dire che in tre anni il mio Angelo Colombo, il mediano, aveva vinto più di Maradona. Da quel momento, giù titoloni: “Sacchi ha detto che Colombo è migliore di Maradona”. Poteva mai essere? Maradona è stato il tocco d’artista del nostro calcio. Resta però il collettivo. Al ristorante mi chiesero chi avrebbe marcato Maradona. Mia moglie: “Ma tu non giochi a zona?”. Probabilmente o lo facevo male o non volevano capire». Theo e Leao problemi del Milan? L'opinione di Capello >>>
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