Sul vedere bene Motta sulla panchina del Milan: «Lo vedrei benissimo, a patto che ...».
Sulle difficoltà che Motta potrebbe trovare in rossonero: «Vedete, io voglio bene agli allenatori, e vorrei che fossero sempre messi nelle migliori condizioni per potersi esprimere. Qui, intendo al Milan, non ho ancora capito quale sia la catena di comando. Non mi stancherò mai di dire che i successi partono sempre dal club che, con la sua storia e il suo stile, con di più della squadra, e la squadra conta di più del singolo. Il club, quindi, com’è strutturato? Chi decide? Quale politica s’intende perseguire? Thiago Motta va benissimo, perché uno che sta lottando per entrare in Champions League con il Bologna deve per forza aveva qualità superiori. Però bisogna vedere se al Milan l’ambiente è pronto ad accoglierlo con la disponibilità e la pazienza di cui un allenatore ha bisogno».
"Auguro all'allenatore del Milan di avere dei dirigenti come ho avuto io"
—Sull'importanza della società per un tecnico: «Ho memoria e ricordo quello che i dirigenti del Milan, da Silvio Berlusconi ad Adriano Galliani, da Ariedo Braida a Silvano Ramaccioni, hanno fatto per me. Io, dopo tre partite, persi Marco van Basten per infortunio. Altro che Milan olandese! Di olandesi ne avevo uno solo: Ruud Gullit. Furono gli altri, gli italiani, a diventare olandesi come mentalità, come spirito di squadra, come disponibilità, come generosità, come altruismo. E il ruolo della società, in questo processo di rivoluzione, fu fondamentale. Berlusconi, in un momento un po’ delicato, convocò i giocatori e disse: “Io ho piena fiducia in Arrigo. Chi di voi lo seguirà, resterà. Chi non lo seguirà, andrà via”. Chiaro, no? Ecco, auguro al prossimo allenatore del Milan, che sia Thiago Motta o un altro, di avere dei dirigenti come quelli che ho avuto io».
Sulla definizione che darebbe di Thiago Motta: «Tre aggettivi: moderno, europeo, visionario. L’ho già detto: è uno che guarda avanti, che è sintonizzato con i tempi, che va veloce con il pensiero. Altrimenti, se non fosse così, non sarebbe riuscito a costruire quella bellissima realtà che è il Bologna».
Su cosa lo impressiona di più del Bologna: «Una cosa tanto semplice quanto rara nel calcio italiano: i ragazzi di Thiago Motta giocano a memoria. Hanno interiorizzato il gioco. E poi ammiro il coraggio: che la partita sia in casa o in trasferta, i giocatori del Bologna si comportano sempre allo stesso modo. Non hanno paura di nessun avversario e questo significa che hanno delle idee alle quali aggrapparsi in caso di bisogno. E quelle idee, ovviamente, gliele ha date il loro allenatore». LEGGI ANCHE: Juventus-Milan, le parole di Pioli nella conferenza della vigilia >>>
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