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Stefano Pioli, tecnico del Milan (credits: GETTY Images)
NEWS MILAN - Intervenuto in diretta su Instagram con lo sponsor del Milan GiGroup Italia, il tecnico dei rossoneri Stefano Pioli ha rilasciato interessanti dichiarazioni a Pasquale Gravina.
Sulla professionalità in questo momento di difficoltà: "Il nostro compito è delicato, particolare e straordinario, però cerchiamo di tenere alta la concentrazione e la motivazione. Cerchiamo di vederci tutti i giorni e di stare concentrati a livello mentale con la speranza di riprendere presto il nostro lavoro. Vorremmo sapere con un po' più di precisione quando riprendere e avere delle date maggiormente precise per programmare meglio la nostra ripresa".
Sugli altri sport nel mondo del calcio: "Devo dire che mi piacciono tutti gli sport di alto livello, però soprattutto la pallavolo e il basket sebbene siano molto diversi. Mi interessa come si pongono e quello che fanno i miei colleghi di basket ad esempio e li seguo con attenzione".
Che cos'è il talento e come gestirlo? "Il talento credo sia un'abilità innata. Credo non sia difficile riconoscere un talento. Il talento fa diventare facili situazioni difficili. Il talento è assolutamente migliorabile e allenabile, come ad esempio mi viene in mente Roger Federer. Lui è nato con quel talento, ma si è allenato tutti i giorni per crescere e diventare il campione che è oggi. Per allenare un talento serve predisposizione, passione e voglia di superare i propri limiti. Come attirare i talenti? Nella storia ci sono anche tanti talenti sprecati, che si sono persi. Chi arriva in alto vuol dire che ha saputo sacrificare tante cose e aver avuto l'obiettivo di diventare il migliore. Io ho allenato Klose e Ibrahimovic che mi han detto "Mister io mi alleno, mangio e mi riposo". Quando hai talenti del genere è facile allenarli. Lì devi sempre mettere di fronte una sfida e stimolarlo a dare di più".
Come seleziona un calciatore? "Ci sono delle tecnologie che ci aiutano. I miei leader analisti utilizzano tante piattaforme, dove ci sono tutti i dati e i numeri dei calciatori che se interpretati bene ti danno un'idea importante. La premessa deve essere sempre il progetto tecnico e il calciatore deve essere funzionale. Le piattaforme c'è una cosa che non danno: la conoscenza umana e personale del calciatore. C'è bisogno anche degli scout per capire gli atteggiamenti dei ragazzi. A me solitamente basta vederli in campo per capire che tipo di ragazzo sei a livello di disponibilità e predisposizione al lavoro. Le piattaforme ci danno tante informazioni, ma poi ci sono sempre tante imprevedibilità da tenere conto. Tutte le società ormai hanno un reparto scouting molto avanzato. Anche per quanto riguarda l'allenatore servirebbe conoscere meglio i metodi, la personalità del tecnico che la società va a scegliere".
Le caratteristiche delle grandi squadre: "La risposta è banale. Ogni squadra ha le proprie caratteristiche fondamentali. Ma le più importanti io credo che siano la società che deve essere organizzata e sempre pronta a trovare soluzioni. L'aspetto tecnico della squadra e caratteriale deve essere alto. E, infine, un allenatore capace di gestire uno spogliatoio importante. Tutte e 3 queste caratteristiche ti permettono di avere una mentalità vincente".
Sui cambiamenti nel calcio: "In questo periodo stanno passando alla tv tante partite anche vecchie di quando giocavo io. Il calcio è cambiato tantissimo. Di base è cambiata la metodologia di lavoro grazie alle tecnologie. Il cambiamento è stato radicale. Oggi possiamo sapere tutto sugli avversari e noi allenatori possiamo migliorare tanti aspetti. Anche i calciatori sono cambiati tanto. Io stesso rispetto a vent'anni fa sono cambiato molto su tutto, ho investito su di me. Bisogna lavorare a 360 gradi per rimanere ad un alto livello. Bisogna sempre documentarsi: la curiosità è un altro aspetto importante".
Sul metodo di lavoro: lei è un aziendalista? "Credo sia fondamentale sapere dove si va a lavorare, la filosofia del club e conoscere con chi vai condividere il lavoro. Penso che se ti chiami la società sappia le tue conoscenze e i tuoi metodi di lavoro. In passato mi è capitato di non essere in sintonia con la società in cui ero".
Viene allenata la parte emotiva di un ragazzo? "Per quanto riguarda l'aspetto tecnico è importante, ma quello psicologico è determinante. Conoscere la chiave di accesso di ogni ragazzo è fondamentale. Si può allenare creando un rapporto di base forte. Spesso ci sono riuscito e quando ce la fai ottieni il 100% da quel calciatore. Se non entri dentro al giocatore non ottieni il massimo: l'obiettivo è creare l'empatia, lo stimolo reciproco per andare oltre il limite. E' l'aspetto che mi piace di più e maggiormente importante".
Come si gestisce l'imprevisto? "Credo che la preparazione settimanale debba essere fondamentale. Tutti i ragazzi devono essere pronti e allenati. Bisogna cercare di prevedere tutto, anche l'imprevisto a pochi minuti dall'inizio di una partita".
Come si gestisce un calciatore scomodo? "Io dico le cose in maniera molto schietta e sincera. Dicono che la formazione la faccia il mister, ma è vero in parte. Un calciatore gioca se si merita di giocare. Le mie scelte devono essere coerenti anche per la gestione del gruppo".
Come gestisce chi gioca meno? "Cerco di stimolare tutti. Per me da martedì tutti sono titolari. Se non ti scelgo è perché per vincere credo sia stata la scelta giusta".
Come si sceglie il capitano? "Io spesso sono arrivato col capitano già scelto. Fino a qualche anno fa era colui che aveva più presenze. Io scelgo in base alla generosità, al sacrificio. Un leader può essere silenzioso, caratteriale o tecnico, ma soprattutto generoso".
Cosa fai per aggiornarti o svagarmi a casa? "Mi aggiorno con le applicazioni e seguo le partite, soprattutto Liverpool, Bayern Monaco e Manchester City. Per svagarmi gioco a carte: Burraco e Tresette i miei giochi preferiti".
La decisone più difficile presa in carriera: "Le dimissioni a Firenze, ma so che è stata la scelta migliore in quel momento. Mi ha insegnato che non deve essere dato nulla per scontato".
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