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Sacchi: “Il mio Milan e quello attuale, vi spiego. Maldini un grandissimo”

Renato Panno

Arrigo Sacchi, leggenda vivente rossonera, ha raccontato il suo glorioso passato e del percorso del Milan attuale. Le sue dichiarazioni

Arrigo Sacchi, leggenda vivente rossonera, ha raccontato il suo glorioso passato e ha parlato del Milan attuale. Le sue dichiarazioni ai microfoni di Milan TV.

Sull'insegnamento del Milan: "Il Milan è stata la più brava tra le italiane. Quel Milan ha aiutato molto il calcio italiano. Non è una casualità che dal 1989 al 1999  abbiamo vinto 16 coppe europee. Nella scaletta il club è al primo posto con le sue visioni, con la sua competenza, con la sua storia e con il suo stile. Berlusconi diceva: "Vincere, convincere e divertire". Quel Milan è stato un leader positivo per tutti. Ha insegnato a tutti che era meglio attaccare che farsi attaccare, che era meglio avere il dominio del gioco che lasciarlo agli altri. Quel Milan ha insegnato che bisognava lavorare, credere".

"Bellezza, emozione, spettacolo, divertimento, inclusione, innovazione erano per me degli elementi che dovevi cercare di frequentare. Una vittoria senza merito non era una vittoria. Ricordo che vincemmo 2-0 a Pescara e Galliani mi disse che potevamo vincere per una volta senza meritare. Quando vincemmo 4-0 a Roma e scrissi una pagina e mezzo di errori, Tassotti mi disse 'Non sapevo che dovevamo vincere 8-0'.

Sui suoi primi passi rossoneri: "Quando sono arrivato al Milan ho cercato di convincerli. Ancelotti nel suo libro ha scritto 'Era così convinto che ha convinto tutti'. Dovevamo giocare contro il Napoli di Maradona, un fenomeno. Se la palla ce l'abbiamo noi non ce l'hanno loro e se quando ce l'hanno loro andiamo ad aggredire chi ha la palla il passaggio non sarà così preciso. E se la palla arriva a Maradona siamo così compatti che possiamo raddoppiare o triplicare".

Sulla vittoria contro la Stella Rossa: "Riempivamo gli stadi dappertutto perché la gente di divertiva. Andavamo a Napoli e battendoli e vincendo il campionato italiano e la gente applaudiva, non è mai successo in Italia. Ci sono sempre quei momenti difficili che se devieni fuori. A Belgrado dissi 'avete presente una persona scivola e cade sotto il treno, passa il treno ed è ancora sano e vivo. Noi siamo sani e vivi, adesso tocca a noi'. Il presidente della Stella Rossa e il sindaco di Belgrado fermarono il pullman e dissero 'Veniamo a salutare i futuri campioni d'Europa'. A certi livelli se hai l'opportunità di vincere e non lo fai 9 volte su 10 paghi. Avevamo dominato a Madrid, tanto che il pubblico ci applaudì. riuscimmo a pareggiare ma non a vincer. Il 5-0 fu fantastico, ma la partenza non fu buonissima. Dopo li sovrastammo."

Sulla vittoria contro lo Steaua: "Andammo alla partita con la Steaua, giocammo il sabato contro il Cesena e non facemmo una grande partita, 0-0. Alla fine delle partite tornavo a Fusignano e mia moglie dice 'chiama subito il Presidente che ti ha chiamato 4-5 volte'. L chiamo e mi dice ''Arrigo hai visto, la squadra si è mossa male". Guardi che la mente umana può pensare una sola cosa grande alla volta. Noi con la testa siamo già là". Il giorno prima della partita parlavo perché il giorno stesso sei già teso. Eravamo a Barcellona in riunione e dico: "Ho letto che un bravo giornalista ha scritto che giochiamo contro i maestri del calcio ballato e della tecnica. Dobbiamo aspettarli e uccellarli". Si alzò in piedi Gullit e disse: "Mister, noi li attacchiamo dal primo secondo finché abbiamo energie". E così fu. Era una squadra che, pur affaticata dopo una partita di Coppa dei Campioni, aveva acquisito una mentalità vincente. Ero così convinto di loro che dicevo se questa squadra gioca in 30 metri nessuno ci può battere".

Sulla vittoria a Vienna contro il Benfica: "Nel secondo tempo arrivammo stanchi e lì tirammo fuori il meglio. Avevamo visto che i due difensori centrali del Benfica seguivano l'uomo e non sapevamo quando si dovevano staccare e quindi facemmo due passaggi con Van Basten che venne incontro. Mi ero raccomandato con Ancelotti che non andasse lui perché non ci arrivava. Quando facevamo il test sui 50 metri Baresi e Gullit facevano 6.1/6.2, lui faceva 8.2/8.5. Ma era veramente una persona affidabile".

A chi gli diceva che faceva lavorare troppo di giocatori: "Quando l'ambizione sale ti aiuta a vincere e scacciare le paura. Dicono che ci sia una concomitanza tra la grandezza del sogno e la grandezza del lavoro che raggiungi. Noi siamo andati oltre. Un giorno un giocatore mi disse che lavoravamo troppo e io gli dissi: "Facendo poco non ho mai visto risultati. Poi ci dovremmo divertire per una proprietà transitiva: per come riusciamo a distrarre dalle proprie problematiche quelle 70 mila persone che ci seguono. Quando tu darai a loro il massimo dell'impegno e delle emozioni loro ti saranno grati per tutta la vita. Era un gruppo intelligente, li ho fatti lavorare molto, però siamo riusciti ad andare oltre il sogno".

Su Baresi e Maldini: "Con Baresi non c'era bisogno di dire nulla. Una volta un giocatore mi disse perché non parlasse mai. Dissi: "Basta che vedi quello che fa, non ha bisogno di parlare". Paolo era una sorpresa continua, per me era un ragazzo intelligente e non mi sono stupito. Butragueno mi diceva che Michel, che giocava dalla sua parte, una settimana prima non dormiva la notte. E' stato un grandissimo".

Sul Milan attuale e sulla gara contro il Liverpool: "Quando vedi una squadra che attacca e prova ad avere il dominio del gioco fa parte di quel DNA. Pioli è stata una grande sorpresa, ha compiuto un capolavoro. E' un piacere, perché sta stupendo anche come persona, educata, perbene, mai presuntuoso e quindi gli auguro il meglio possibile. Sono sicuro che non sbaglieranno la partita contro il Liverpool, ma devono imparare a non sbagliare anche quella che verrà dopo. Devi acquisire una mentalità vincente, frutto della determinazione del gruppo. Di quanto lavoro fai e della conoscenza, un grande in bocca al lupo". Vice Theo, colpo di mercato del Milan in casa United? Le ultime >>>