Paolo Scaroni, Presidente del Milan vincitore del 19° Scudetto, ha rilasciato un'intervista in esclusiva al 'Corriere della Sera' oggi in edicola. Queste le sue dichiarazioni.
INTERVISTE
Scaroni: “Scudetto al Milan dei professionisti. Sul nuovo stadio …”
Paolo Scaroni, Presidente del Milan vincitore del 19° Scudetto, ha parlato al 'Corriere della Sera' oggi in edicola. Le sue dichiarazioni
Sull'esperienza vissuta da Paul e Gordon Singer in questi giorni: «Anche i fondi di investimento hanno un cuore? Sicuramente hanno un cuore sportivo! È stata un’esperienza, direi excited, per loro, Gordon era più abituato, Paul non aveva mai visto il Milan. Sono arrivati dalla Florida con grande fiducia, erano molto ottimisti di vincere lo Scudetto, noi italiani eravamo più scaramantici ... Io continuavo a dire che volevo arrivare quarto, come ho detto tutto l’anno, anche domenica che non era più possibile...».
Scaroni sul segreto del Milan Campione d'Italia 2022: «Io direi che il Milan di oggi ha un suo stile e il suo stile è caratterizzato dall’avere professionisti in ogni ruolo. Elliott è un campione mondiale degli investimenti: non ci ha mai fatto mancare supporto finanziario (il Milan non è indebitato), ha fissato limiti di spesa, senza mai voler decidere come dovessimo investire. Ivan Gazidis è un amministratore delegato che ha girato il mondo del calcio dopo una laurea in Legge ad Oxford. Paolo Maldini è stato un grande professionista tutta la vita. E poi Stefano Pioli, bravissimo. Un mondo di professionalità, ognuna con il suo ruolo e la sua libertà d’azione, nel rispetto di quelli degli altri. Questo è un modello manageriale che funziona in tutte le aziende: andava trasportato nel calcio».
Sullo Scudetto della sostenibilità: «Vero. Quest’anno lo chiuderemo con la gestione ordinaria che genera cassa, per dire».
Sui mancati rinnovi di Gianluigi Donnarumma e Hakan Çalhanoğlu: «Non ho visto il minimo tentennamento su entrambi. La sostenibilità è una rotta da cui non si transige, ed è quella che mi faceva dire che volevo arrivare quarto, il minimo per mantenerla».
Sulla possibilità di realizzare lo stadio tutto rossonero a Sesto San Giovanni: «Questa non è la nostra intenzione. Io tengo aperte entrambe le opzioni, San Siro e Sesto San Giovanni. Poi c’è la variabile che riguarda le proprietà: Elliott ha intrapreso un percorso in cui sta sondando opportunità di vendita, che comunque richiederà del tempo, almeno tre mesi. Poi deciderà il nuovo proprietario, RedBird o chi sarà».
Su come colmare il gap delle squadre italiane con quelle europee: «Nel nostro bilancio è fondamentale la vendita dei diritti tv. Nel mondo l’Italia perde terreno: la Premier incassa 2,1 miliardi l’anno, la Liga 897 milioni. La serie A ne prende 139 da Infront per Europa, Africa, Asia e Sud America, e 57 da Cbs per gli Usa: totale fanno 196 milioni. Il calcio è uno sport, ma anche uno show, per entrare nel mercato dell’intrattenimento devo attrezzarmi perché nel mondo guardino le mie partite».
Sulla Lega Serie A che sembra poco organizzata per tutto questo: «È un mestiere difficile per super professionisti. Tra Pakistan, India, Indonesia e Cina ci sono tre miliardi di persone: per conquistarli devo vincere la concorrenza con gli altri sport e all’interno del calcio con le altre Leghe. Come si fa? Tutte le componenti devono concorrere a migliorare lo show. Gli stadi: devono essere pieni, moderni, ben illuminati, come in Premier League. Il campionato deve essere più appassionante possibile, quindi a 18 o 16 squadre. Gli orari delle partite di cartello devono essere pensati per Shanghai o New York. E le partite devono essere meno noiose. Solo a me la Champions sembra un altro calcio?».
Sul calcio italiano: «Da noi ci sono troppe pause, troppi giocatori che perdono tempo, troppi fischi dell’arbitro, 26,8 falli fischiati a partita contro i 20,4 della Premier, per dire. Una partita da noi ha un tempo effettivo inferiore ai 50’. Anche arbitri e giocatori devono capire che fanno parte dello show. È una questione esistenziale per noi perché i soldi sono la benzina del calcio, ma non è un problema solo di soldi. Così non riusciamo a trattenere i nostri giocatori migliori. Vorranno sempre andare in Premier».
Su cosa ha dato al Milan e cosa ha imparato da questa esperienza nel calcio: «Adesso se vado in un salotto e parlo di calcio li affascino tutti, scherzo ... Ho imparato molte cose nuove. Non mi prendo meriti al Milan, ho dato il mio contributo quando ho fatto l’A.D. e quando Ivan è stato via. Ho dedicato tanto tempo alla Lega Calcio, almeno 10 ore alla settimana: ho imparato molto, e concluso poco. Non è facile con questa governance».
Su cosa cambierà con l'arrivo di RedBird alla guida del Milan: «Io credo che chiunque compri il Milan compra un gioiello, una macchina che funziona bene, con un pubblico formidabile. Poi se chi compra aggiunge le sue competenze, e RedBird ne ha, ben venga». Milan, pronto il regalo Scudetto per Pioli: le ultime news di mercato >>>
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