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Jon Dahl Tomasson, ex calciatore del Milan ed oggi allenatore del Malmö (credits: GETTY Images)
Jon Dalh Tomasson, ex giocatore del Milan, ora allenatore del Malmoe, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport. Tomasson ha parlato ovviamente dell'Europeo e della sua Danimarca: "In tre anni non abbiamo perso neppure una partita, la base di lavoro è ottima, oggi è difficile far gol a Schmeichel. E c’è una sintonia tra giocatori che fa della nazionale quasi una squadra di club".
Chi sono per lei le favorite?
«Prima del torneo avrei detto la Francia. E lo dico ancora, nonostante non sia ancora andata al massimo. Però mi aspetto che cresca, da qui in avanti. E poi… perché non dovrei dire l’Italia? Mancini può vincere l’Europeo: gioca un calcio moderno, è insieme alla mia Danimarca la squadra che mi ha impressionato di più nei gironi».
Che cosa le è piaciuto?
«Gli azzurri sono belli da vedere e difficili da affrontare. È una squadra giovane, è dinamica, gioca un calcio fluido. E c’è una nazione intera che ha fame di calcio, dopo la delusione dell’eliminazione dal Mondiale 2018. La motivazione del paese è benzina per tutta la squadra. Il marchio di fabbrica del calcio di Mancini è la pressione alta, l’intensità. È arte e guerra insieme, il vostro modo di difendere non ha eguali, amo quella passione per la difesa vista negli occhi di Chiellini sul salvataggio contro la Turchia: sembrava una difesa del Paese, non di una porta».
Come ha vissuto l’arresto cardiaco di Eriksen?
«Non ho mai provato niente del genere in vita mia. Stavo guardando la tv, sono rimasto paralizzato. Sono scoppiato in lacrime, è stato scioccante, l’incubo peggiore. Conosco Chris benissimo, abbiamo giocato in nazionale insieme, sono pure stato il suo allenatore con la Danimarca. In questi giorni sono stato in contatto con lui. È una persona adorabile, ora per fortuna sta bene ed è al sicuro, con la sua famiglia».
Da allenatore, ha visto nuove tendenze in questo Europeo?
«Nessuna grande novità. Ma ho notato una grande flessibilità tattica da parte di tutti. E la maggior parte delle squadre cerca il pressing altissimo, come il mio Malmoe».
Che tipo di tecnico è Tomasson?
«Esigente e ambizioso, la vittoria deve andare di pari passo con il bel calcio. I moduli fissi non servono a nulla, esistono solo per i primi 5 secondi della partita. Mi piace dominare il caos e crearlo nella testa degli avversari: chi non ti capisce, non ti ferma. Il mio Malmoe non vinceva il campionato da due anni, ma con spirito di squadra ci siamo riusciti».
Quale allenatore l’ha più influenzata?
«Nella gestione del gruppo, sicuramente Ancelotti: quando alleni una squadra di vertice, è fondamentale convincere giocatori di alto livello a lavorare insieme. Sto cercando di ispirare tutte le mie squadre ad avere la stessa incredibile mentalità vincente che aveva il mio Milan. E poi, come altri tecnici, dico Bert van Marwijk e Morten Olsen».
Ha un giocatore del suo Malmoe da consigliare?
«Ahmedhodzic. Ha un potenziale enorme, è già pronto per la Serie A».
E lei? Quando la vedremo in A?
«Sono concentrato sul Malmoe. Ma certo che mi piacerebbe, amo il calcio italiano».
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