Su Daniele Massaro schierato terzino in quel match: «Ah, a Fabio Capello piaceva molto scombinare le carte».
Su Gunnar Nordahl che, a fine partita, andò ad abbracciare van Basten: «Marco era un idolo, non mi meraviglia il fatto che il capocannoniere del Milan di tutti i tempi porgesse i suoi omaggi. Quando è arrivato a Milano, van Basten forse non era molto conosciuto, perché il campionato olandese non era proprio il top. Ma noi avevamo visto i filmati. Prima ancora di cominciare ad allenarsi con lui avevamo capito che era un fenomeno».
Su che parola utilizzerebbe per definire van Basten: «Eleganza. Raro che un giocatore così alto fosse capace di unire tecnica, eleganza e soprattutto efficacia. Marco era molto simile a Johan Cruijff, che era l’idolo di una generazione, anche il mio».
Su Cruijff idolo di Tassotti: «Perché si stupisce? A 13-14 anni non è che uno si appassiona ai terzini, che fra l’altro a quell’epoca venivano sgridati se superavano la metà campo. E poi io da ragazzino giocavo a centrocampo».
Su un possibile erede di van Basten: «Onestamente non credo. Faccio fatica a trovarne uno. Non mi viene in mente nessuno con quel fisico che fosse capace di giocare con tanta eleganza. Posso pensare a Edin Džeko, gran giocatore, con un fisico che somiglia. Ma non è la stessa cosa».
Sulle cose più belle viste fare a van Basten: «Ricordo un gol in rovesciata segnato quando era ancora all’Ajax, alto nel sette, grazia e potenza. Ma anche con noi ha fatto gol bellissimi e soprattutto utili. Mi viene in mente una rete all’Empoli in casa, eravamo sullo 0-0 e non riuscivamo a schiodarci da lì. Lui è entrato più o meno a mezzora dalla fine e ha fatto un gol molto bello, con una finta di corpo e un tiro da fuori area che avrebbe spiazzato chiunque».
"Vi racconto il litigio tra me e Marco e la reazione di Sacchi"
—Su van Basten a mezzo servizio - causa infortunio - nella sua prima stagione in rossonero: «Anche se giocava con una gamba sola riusciva a fare la differenza. Marco è stato davvero un giocatore speciale, eppure io di campioni ne ho visti. Ma si muoveva con una leggerezza e una intelligenza indescrivibili».
Sul litigio avuto una volta con van Basten: «Vero. Forse ero entrato in allenamento in maniera dura, lui si è arrabbiato e ci siamo spintonati. Arrigo Sacchi ci ha spedito tutti e due negli spogliatoi. Dicono che ci siamo presi a pugni? Non è vero e non potrebbe essere vero. Erano cose di campo. Credo che Sacchi volesse dare un segnale a tutti, perché venivamo da una partita di Coppa Campioni e forse eravamo un po’ nervosi. Ma non avrei mai potuto prendermi a pugni con Marco».
Su com'è adesso van Basten: «Rilassato, contento. Continua a dirmi che la vita deve andare avanti. Io mi sono operato all’anca e ormai faccio il pensionato e gioco soltanto a golf, però gli do retta».
Su com'è adesso Tassotti: «Gliel’ho detto, più o meno un pensionato che gioca a golf. Ma ogni volta che vedo Marco e gli altri miei compagni di quel periodo è una festa. Per tutti noi. Eravamo una banda di amici».
Sul possibile rimpianto di non aver mai fatto il primo allenatore: «Sono stato 17 anni al Milan e sono contento così. Spiace per l’esperienza vissuta al Genoa con Andriy Shevchenko, perché è una bella piazza e avremmo potuto fare un bel lavoro, ma ci sono stati tanti errori. Anche da parte nostra, forse non siamo stati capaci di trasmettere i nostri valori e i nostri progetti».
Sul calcio di oggi, dove manca la fedeltà dei giocatori e la continuità di gestione: «In generale è vero, ma forse ce ne accorgiamo noi sessantenni che abbiamo vissuto un altro calcio. Il mondo è cambiato».
Su van Basten a lungo nel Milan senza infortuni: «Credo di sì, non ci sarebbero stati motivi per andare altrove. Il Barcellona e Cruijff lo hanno corteggiato a lungo, ma quando stai bene non vai da nessun’altra parte e il Milan allora era il top. Purtroppo Marco ha dovuto fare i conti con altri problemi». LEGGI ANCHE: Approccio, ma non solo: cosa Conceicao non ha mandato giù di Milan-Cagliari >>>
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