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Zaccheroni: “Maldini è indispensabile per il Milan. Ibrahimovic? Lo adoro”

Salvatore Cantone

Alberto Zaccheroni, ex allenatore del Milan, ha rilasciato un'intervista alla "Gazzetta dello Sport" in cui ha parlato della più stretta attualità rossonera

NEWS MILAN - Alberto Zaccheroni, ex allenatore del Milan, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha parlato della più stretta attualità: "Sono decisamente molto poco abituato a stare in casa. Ma devo farlo, dobbiamo farlo. Io che sono sempre stato in giro, mi godo di più la famiglia, l’unico vantaggio di questa situazione drammatica . Mi godo mio padre, che ha 98 anni e sta meglio di me, ma che ho blindato a doppia mandata in casa. Ho la sensazione che la maggior parte di noi qualcosa abbia “preso”. Io stesso, come mia moglie e mio figlio, ho avuto sintomi strani mai provati prima: compressione al petto, gonfiore alle palpebre e leggeri mal di testa".

Il calcio andava fermato prima?

"Col senno di poi, sì. Almeno si doveva avere la determinazione di fermarsi già la domenica dalla partita Parma-Brescia sospesa e poi ripartita, era l’occasione. Un turno in meno di abbracci e contatti tra giocatori chiaramente da evitare".

Quando ripartiremo?

"Prima o poi, e sarà tutto più intenso: i rapporti con la gente, la vita di tutti i giorni, la gioia nel vedere calcio e sport. Ma questa stagione non so come faremo. Soprattutto per le coppe: sarà difficile superare i confini, per la paura reciproca di ri-contagio. In campionato se ci sono i tempi ok, e solo si è più che sicuri che non c’è più pericolo. Ma i play off no. I risultai finali con dei play off non pianificati in partenza sarebbero ancora più falsati. A proposito, mi fa piacere che il presidente Abe abbia detto no alle Olimpiadi. Giusto così: deve essere una festa globale, devono partecipare tutti i Paesi. Sarà la rinascita della Sport".

Nel frattempo, giusto tagliare gli stipendi?

"Le imposizioni non mi piacciono. Preferisco quello che stanno facendo in Germania e in Inghilterra. Riduzione spontanee dei giocatori, secondo coscienza".

Anche Paolo Maldini positivo al Coronavirus. Lo ha sentito?

"No, non voglio rompergli le scatole in questo momento. Ma sono felice di leggere che stanno bene, lui e suo figlio. Io sono molto affezionato all’uomo, prima che al campione".

Nemmeno al Milan non sta vivendo momenti felici dopo l’addio di Boban. Le consiglia di seguirlo o restare?

"Premetto: non conosco tutti i dettagli. Ma è chiaro che se ci sono stati manovre a sua insaputa dal punto di vista tecnico, non va bene. Una sorta di compromesso è inevitabile, nei rapporti, ma l’ingerenza no. Toccava a Boban e a lui la responsabilità tecnica e qualcuno della dirigenza si è mosso senza avvertirli. Fortemente scorretto. Nel decalogo che affiggevo negli spogliatoi la prima regola era: rispetto dei ruoli. Non mi sono mai permesso, per dire, di far giocare qualcuno senza l’ok dei dottori, anche se la pensavo diversamente. Ora sta a lui decidere se restare per il bene del Milan. Dipenderà credo da quali poteri vuole e quali gli concederanno. Ma una cosa è certa…".

Cosa?

"Questo Milan è in costruzione. Per raccogliere devi seminare. E in questo momento Paolo Maldini è troppo importante per il Milan. Lui conosce la storia del club, ne incarna l’animo, sa come raggiungere i risultati. Ha carisma, intelligenza e buon senso, ha questa grande capacità di mantenere sempre l’equilibrio. Se si vuole fare tornare il Milan alla sua grandezza in tempi brevi o medi, lui è indispensabile. Trovare gente come lui, Costacurta e Albertini al Milan è stata la mia fortuna. Determinanti per far rialzare il Milan (e vincere lo scudetto dopo due brutte stagioni, ndr.). Quando mi si aprì lo spiraglio della Nazionale, il primo uomo che avrei chiamato sarebbe stato Paolo".

Boban via, Maldini incerto, Donnarumma in vendita. Come vede la gestione Elliott?

"Non bene. Capisco quello che leggo: vogliono vendere. Ma il brand deve essere di qualità se ci vuoi guadagnare o non perdere. E qui rientra ancora Maldini. Il Milan ha bisogno di certezze e risultati. In questo quadro, se vuoi ricostruire o vendere bene, non cedi i pezzi migliori. Donnarumma? Mi ricorda Zoff. Ha una calma olimpica. Dà sicurezza alla difesa e non è facile fare il portiere ora in questo Milan".

Ibrahimovic intanto medita l’addio…

"Io lo adoro. Ho il rimpianto di non averlo mai allenato. E nonostante l’età, è sempre un gran bel vedere. Ora è un punto di riferimento, se si riparte sarà decisivo perché questa ha sopratutto bisogno di un leader. Ma per il futuro, insomma, non è che ricostruisco basandomi su un campione di 39 anni. Il suo addio sarebbe un gran peccato, non un gran problema. Ma adesso Ibra aiuti il Milan, sempre che si riparta".

Pioli si è convertito al 4-2-3-1. Il modulo giusto?

"Lo era fin dall’inizio, secondo me, data con la rosa a disposizione. Peccato non ci sia più Suso, uno dei pochi di enorme qualità che si è intristito coi cambi di ruolo e il caos tattico. Ma è un giocatore che non si discute. Con questo modulo sarebbe stato ancora lui, ancora determinante. E magari anche Piatek avrebbe reso".

E Rafael Leao?

"Ha qualità molto importanti, che spaccano una partita. E’ un istintivo, non legge le situazioni, dunque non può fare il centravanti. Bisogna sfruttare le sue doti di corsa e tecnica. A sinistra nel 4-2-3-1 può esplodere. E poi, se vuoi ricostruire devi puntare primo di tutto sui talenti come il portoghese". Intanto Mirabelli svela un retroscena di mercato, continua a leggere >>>

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