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Milan, contro la Juventus contava vincere: ma il gioco latita ancora

Stefano Pioli e Ballo-Touré, qui durante Juventus-Milan
La vittoria contro la Juventus qualifica il Milan alla prossima edizione della Champions League, ma il gioco dei rossoneri latita ancora

Almeno per ieri sera il motto tutto bianconero, "Vincere è l'unica cosa che conta", andava bene anche per il Milan. Uscire con un successo dall'Allianz Stadium significava qualificarsi con un turno d'anticipo alla prossima edizione della Champions League. Cross di Calabria, gol di Giroud e tre punti ottenuti: missione compiuta.

L'obiettivo, che è diventato stagionale dal mese di gennaio in poi, è stato centrato. Dai campioni d'Italia in carica ci si aspettava qualcosa in più, questo è chiaro, ma per come si erano messe le cose questa qualificazione è ossigeno puro. Tuttavia, volendo escludere fattori eclatanti come infortuni e sfortuna, ciò che è mancato di più al Milan di questa stagione è certamente il gioco.


Una grave mancanza

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Anche contro la Juventus i rossoneri hanno peccato in diverse situazioni di gioco. L'impostazione dal basso è stata lenta, i cambi di gioco quasi inesistenti e i reparti, già verso fine primo tempo, sembravano essere slegati tra loro. La mancanza di un centrocampista come Bennacer (o Kessié?) si è fatta sentire e, anche con tutta la buona volontà di Tonali, si avverte il bisogno di un giocatore in grado di illuminare la fase offensiva. Le differenze tra il Milan della scorsa stagione e quello di questa annata sono visibili a occhi nudi. I rossoneri soffrono terribilmente contro le squadre che si arroccano in difesa e sembrano aver perso lo spunto di velocità e tecnica che ha contraddistinto il gioco di Stefano Pioli. In poche occasioni abbiamo assistito a scambi stretti, palleggio rapido e inversioni di campo in grado di mettere in seria difficoltà chiunque. Ammirata durante la lunga cavalcata al 19esimo scudetto, persa in questa stagione travagliata: per il 2023/24 il Milan deve assolutamente ritrovare la propria identità.

Capitolo giocatori

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In campo, però, non ci va Stefano Pioli. Ci vanno i giocatori e, durante tutto l'arco di questa annata, abbiamo visto giocare sempre gli stessi. Questo perché il mercato estivo è stato sbagliato, perché elementi come Rebic si sono incredibilmente persi e perché i potenziali campioni non sono sbocciati. Tuttavia, nelle 52 partite disputate in questa stagione, finiranno ad essere 53 contro il Verona, sia con i titolari che con le seconde linee i rossoneri non si sono, quasi mai, espressi al meglio. Subito dopo la vittoria contro la Juventus, Pioli è stato schietto e sincero nel dire che servono giocatori forti e di qualità.

Aggiungere altro valore ad una rosa composta da una base molto importante porterebbe il Milan a svilupparsi nel modo migliore. Ad ormai un passo dalla fine del campionato, ci si chiede cosa sarebbe successo se a Cremona, Torino, Udine, Bologna, Lecce e La Spezia ci fossero stati ben altri giocatori in panchina. Pedine in grado di cambiare il corso di una partita e donare al proprio allenatore l'imbarazzo della scelta. Pensiamoci attentamente, abbiamo ancora 3 mesi di tempo, prima che la prossima stagione abbia inizio. LEGGI ANCHE: Milan, pro e contro della trattativa per Milinkovic-Savic >>>

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