Il Milan pareggia con il Lecce e le critiche tornano a tormentare Stefano Pioli: ecco un'analisi, dalle sue colpe alla piaga degli infortuni
Immaginate essere un qualsiasi tifoso rossonero, guardare alla tv un ottimo primo tempo e godersi l'intervallo sapendo di essere in vantaggio per due gol. Una situazione perfetta, che cavalca anche l'onda dell'entusiasmo generato dalla bella vittoria in Champions League contro il PSG. Ora, però, risvegliatevi e cercate di dare un motivo valido ad un secondo tempo in cui in campo, essenzialmente, vi è stata una sola squadra. E no, quella squadra non era il Milan.
Le colpe di Pioli
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Ci si chiede come sia possibile farsi rimontare così, da una squadra che, con tutto il rispetto, contro la Roma ha perso un match nel giro di due minuti. Il Lecce non è il PSG, ma sul prato del Via del Mare ha messo più grinta, più fame, più astuzia. Ha vinto i contrasti che c'erano da vincere, ha spinto quando c'era da spingere e gli hanno annullato anche un gol che grida vendetta. Il Milan, in tutto questo, è stato fermo, ha vestito i panni della classica vittima degli eventi. Partendo dall'infortunio di Leao fino ad arrivare all'inspiegabile inserimento di Musah come terzino destro.
Subito dopo la magica notte di San Siro è stato detto e scritto che le critiche a Stefano Pioli sono state ingenerose. Troppo cattivi, troppo cinici, troppo influenzati dal periodo negativo. Oggi ci ritroviamo qui, di nuovo, a parlare sempre delle stesse cose: un po' come fa Pioli alle perpetue domande su infortuni e mentalità. La sfortuna, leitmotiv di conferenze e interviste del tecnico rossonero, pesa fino a un certo punto.
Gli infortuni
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Quella degli infortuni è una situazione inspiegabile. Sono tanti, anche troppi, e spesso lunghi. Vi sono squadre, in Serie A e in Europa, che non hanno lo stesso problema, pur giocando la stessa ed identica quantità di partite. Bisognerebbe fare una valutazione più ampia, capire dove sia effettivamente la difficoltà, poiché continuare in questo modo sarebbe una tragedia.