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Milan, da ieri Istanbul è più dolce: prendiamo spunto da Guardiola

Pep Guardiola, allenatore del Manchester City
Nel mentre che il Milan è impegnato sul mercato, l'Inter perde la finale di Champions League contro il Manchester City

E alla fine, dopo 90 e passa minuti, il Manchester City diventa campione d'Europa. Un percorso lungo quello dei Citizens, che sembrava essere segnato dal destino tipico delle squadre che spendono fior fior di quattrini ogni stagione. Ed invece, quando la cabala pareva valere più dei pronostici, Guardiola vince la sua terza Coppa dalle Grandi Orecchie diventando l'unico allenatore a fare un Triplete con due squadre diverse. Al contrario, l'Inter, deve accontentarsi di aver messo in grossa difficoltà una squadra costruita unicamente per vincere trofei del genere.

Da ieri, dunque, Istanbul vivrà di un doppio sentimento per i tifosi del Milan. Rimarrà per sempre scolpita nella memoria quella cocente sconfitta in rimonta contro il Liverpool, ma almeno potremo aggiungere un sorriso per aver visto anche i nerazzurri perdere in uno stadio che, per le squadre italiane, si annuncia maledetto. Questa finale, tuttavia, porta con sé un insegnamento fondamentale al quale il Milan dovrà attingere se vuole vivere un futuro radioso fatto di vittore e grandi traguardi.


Ascoltiamo Guardiola

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Le parole di Pep Guardiola, nel post-partita, sanno di grande rivincita. L'allenatore del Manchester City ha spiegato a modo suo che nella vittoria si celebrano i grandi mentre nella sconfitta il passato non conta nulla. Queste dichiarazioni non sono state fatte casualmente, anzi. I Citizens non hanno giocato una bella partita né mostrato quella qualità che li ha contraddistinti per tutta la stagione. Come a dire: quando perdiamo ma giochiamo bene siamo scarsi, quando vinciamo ma giochiamo male siamo comunque i più forti. Eppure, ciò che bisogna ascoltare più attentamente sono le parole che susseguono subito dopo: "Si può dire quello che si vuole ma l'importante è vincere e rimanere lì, prima o poi tocca vincere. Non volevamo solo vincere e poi sparire. Serve restare sempre lì".

Un progetto non si basa solo sulla vittoria finale, ma bensì sulla sua durata. Se una squadra vince e poi sparisce, allora, il progetto può definirsi fallimentare, poiché non trova un seguito per quanto il traguardo possa essere grande. Al contrario, invece, rimanere sui palcoscenici migliori per tanto tempo regala l'opportunità, prima o poi, di consacrarti e continuare a farlo. Non prenderemo in esame la situazione, economica e sportiva, dell'Inter, piuttosto meglio farlo con il Milan. La prossima stagione sarà la terza alla quale i rossoneri si qualificano per la Champions League. Un traguardo minimo, vista la storia del Diavolo, ma ottimo se sei un club ancora non pienamente affermato.

Non sappiamo se il Milan tornerà a giocare una semifinale europea anche nell'annata che inizierà ad agosto, ma l'importante è esserci in questa stagione ed esserci anche alla prossima e anche quella dopo ancora. Affermarci, rimanere in pianta stabile tra le migliori d'Europa, crescere, migliorarsi e poi puntare alla vittoria. Senza però dimenticare che, anche qualora quel grande successo arrivasse, non ci si dovrà accontentare, per evitare anni bui che tutti noi tifosi rossoneri abbiamo, purtroppo, vissuto troppo a lungo. Milan, c'è una "trattativa a buon punto" >>>

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