L'eredità di Ibrahimovic
—Li ha trovati ragazzini e ora li lascia uomini. Ibrahimovic intravide subito del potenziale in Leao, prese sotto la sua ala Tonali e mise a dura prova i giovani difensori rossoneri. Li ha fatti crescere mentalmente, ha instillato in loro la voglia di non arrendersi mai. E lo abbiamo visto, poiché i colpi bassi non sono mancati durante la cavalcata al 19esimo scudetto e ancora di più in questa stagione. Eppure, lo avete visto tutti, questo gruppo non ha mollato neanche nel peggiore dei periodi.
Ieri, durante il suo discorso d'addio, ho avuto l'istinto di alzarmi e andare dritto verso la libreria. Ho raccolto un vecchio libro de La Gazzetta dello Sport, datato 2011, e ho iniziato a sfogliarlo. All'epoca avevo solo 13 anni ed ero già un ansioso tifoso del Milan. In quella stagione vincemmo il 18esimo scudetto, quel libro ripercorreva tutte le partite importanti e descriveva tutti i protagonisti di quella vittoria. Ibrahimovic, neanche a dirlo, era tra le primissime pagine. Leggo e leggo ancora, ma avevo l'impressione che io avessi davanti qualcosa di più recente, mica vecchio di 12 anni. "Se pensi di essere secondo a qualcuno non otterrai mai nulla nella vita. Io sono il più forte" sono parole che Zlatan direbbe anche ora, a 41 anni.
Il genio di Malmo non ha solo la capacità di far vincere le sue squadre, possiede la dote di cambiare anche coloro che ammirano la sua persona. I tifosi della mia generazione lo sanno bene, quelli cresciuti pensando "C'è Ibra, questa partita la vinciamo sicuro". Ci siamo noi prima di Ibra e noi dopo Ibra, e adesso, come Leao, Tonali, Theo e tutti gli altri, anche noi ci faremo carico della sua pesante eredità. Grazie, Zlatan, grazie di tutto. Milan, assalto a Berardi: il prezzo >>>
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