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Pacifici (AIA): “Il problema in Italia non sono gli arbitri. E sul VAR …”

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Carlo Pacifici, presidente dell'AIA, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante un evento a Coverciano per il bilancio di metà stagione
Fabio Barera Redattore 

Carlo Pacifici, presidente dell'AIA, è intervenuto nell'aula magna di Coverciano nel corso dell'evento per il consueto bilancio di metà stagione della classe arbitrale. Ecco, dunque, le sue parole.

Pacifici (AIA): "Sono soddisfatto del lavoro che stiamo facendo"

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Sugli attacchi ingiustificati: "Siamo a fare il bilancio della prima parte del campionato e non capisco questa continuità di attacchi verso la classe arbitrale".


Sulla soddisfazione: "Personalmente sono soddisfatto del lavoro che stiamo facendo e del percorso fatto con il Var, un investimento importante. Stiamo costruendo un percorso importante con un gruppo importante a Lissone. Il fatto di avere 5 Var italiani nelle 15 gare internazionali che si disputeranno da qui a fine mese riconosce il lavoro che stiamo facendo in Italia".

Sugli arbitri: "Con questi messaggi esce fuori che il problema del calcio italiano sono gli arbitri e questo messaggio lo rimando al mittente".

Sui comportamenti antisportivi: "Invece ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. In più sottolineo che in campo e fuori ci sono comportamenti che non fanno parte dello sport. Mi è piaciuto il post di Henry dopo il rigore sbagliato, altre dichiarazioni no".

Sul VAR e i giovani: "Stanno venendo fuori giovani importanti che rappresentano il futuro dell'associazione. Ormai siamo diventati tutti Varisti anche se non tutti capiscono la dinamica dell'episodio. Stiamo lavorando forte sull'uniformità e continuiamo ad andare avanti su questo percorso. Senza essere travolti da critiche e polemiche, altrimenti non potremmo portare avanti il nostro lavoro".

Sull'utilizzo del VAR: "C'è chi chiede più utilizzo del Var, chi ne chiede meno: noi abbiamo fatto un incontro con tutti gli allenatori, anzi quasi tutti, e ci è stato chiesto meno intervento del Var, poi nel dopo partita ci chiedono che intervenga di più. Siamo aperti a qualsiasi tipo di confronto, ma il dialogo si fa in due: il confronto deve essere corretto e sereno, non diventare monologo".

Sui giornalisti: "Leggere un'affermazione di un giornalista importante che mette in dubbio un cambio di designazione, frutto di un problema familiare, vuol dire strumentalizzare". LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan - Via Krunic? Spunta l'ipotesi Matic per sostituirlo >>>

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