I dati disastrosi del Milan
—A inizio Dicembre il Milan è praticamente fuori da tutto, dalla corsa scudetto alla Champions. Siamo aggrappati ai miracoli. La squadra concede tantissimo e crea poco. Ha incassato 18 gol in 15 partite di campionato e ha una differenza reti di appena +8 (l’Inter è a +30). In Champions i numeri sono addirittura peggiori: 3 marcature all’attivo e 7 al passivo. Differenza reti a -4, ultimo posto nel girone. Si è passati dall'obiettivo scudetto al quarto posto in un amen. E la cosa più preoccupante è che sia stato Pioli a esplicitarlo nel pre-partita di Atalanta-Milan, quando i punti di ritardo dall'Inter erano ancora 6, un ritardo tutto sommato colmabile. Ma come? Lui stesso aveva detto di dipendere da un'eventuale vittoria del campionato e ora punta a un misero quarto posto? Sono dichiarazioni allarmanti, che sanno di resa totale.
Il Milan crea poco e concede molto
—Le sensazioni del pre-campionato sono state drammaticamente confermate in stagione regolare: è una squadra squilibrata, spaccata in due, lunghissima in campo. Il centrocampo non protegge la difesa e non sorregge l’attacco. Le mezzali fanno i trequartisti di rientro. Ogni azione avversaria diventa un’occasione potenziale. I difensori sono sempre esposti all’uno contro uno, sempre in difficoltà. Scattano avanti, scattano indietro. E non è un caso che si siano rotti quasi tutti. Davide Calabria, il capitano di questa squadra, aveva lanciato l’allarme in maniera chiarissima, ma da allora nulla è cambiato. I calciatori stanno assecondando in maniera encomiabile le richieste dell’allenatore, ma questa tattica suicida non è mai stata rivista e stravolta completamente. I piccoli accorgimenti adottati non sono sufficienti per il cambio di rotta. E' come andare contro un muro sapendo di farsi male. Perchè farlo? Perchè continuare?
Il problema è il non gioco
—Il Milan ha un solo piano tattico: andare a mille all'ora, recuperare palla e scattare verso la porta avversaria. Atletismo e personalismi. Non c’è palleggio, non c’è gioco. E la sensazione è che questi continui strappi atletici abbiano logorato i muscoli dei giocatori, oggi tutti rotti. E’ arrivato il momento di considerare la cosa più ovvia: il problema zero del Milan non sono gli infortuni, ma il gioco. Lì sta l'origine di tutti i mali e non il contrario. Per altro, con l'infermeria piena la squadra ha perso anche il solito atletismo. Senza corsa, ci rimangono solo i pochi guizzi dei singoli. Siamo al lumicino. La squadra ha meno intensità e ci crede ancor meno: anche qui, sono i dati a dirlo. 13 gol subìti su 25 sono infatti arrivati nei minuti finali, segno evidente di un cedimento fisico e mentale. I cambi sono stati spazzati via dall'emergenza-infortuni, oggi gioca chi - semplicemente - è in grado di deambulare, non c'è più scelta. E' frustrante e pazzesco, viste le premesse.
Guai a parlare di mercato
—E che non si dica che il problema è il mercato o il reale valore dei giocatori in rosa o presi in estate: questa è una squadra forte, una Ferrari. O, se vogliamo, una RedBull. Occorre però guidarla bene. Guardate il rendimento di Verstappen e quello di Perez: stessa auto, resa differente. Ecco, il primo Pioli assomigliava molto a Verstappen: ha portato una macchina modesta a over-performare, vincendo con lucidità di analisi, motivazione ed elasticità tattica. Quello attuale, invece, ahimè, sta assumendo i tratti di Sergio Perez... LEGGI ANCHE: Milan, difesa che incubo! Emergenza e troppi gol subiti
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