"Sta passando però qualche concetto sbagliato, o comunque non troppo fedele alla realtà. Mi sono occupato di protezione civile per diversi anni. Conosco abbastanza la materia per riconoscere i messaggi sbagliati che stanno passando come fuorigiochi non segnalati dal VAR. Chi dice che la questione è politica non conosce un principio del nostro Paese: il sindaco è il capo della Protezione civile nel territorio sotto la propria responsabilità. Il provvedimento del primo cittadino di Bologna, dunque, non è una forzatura ma un diritto-dovere che fa capo solo a lui, che in questo momento deve pensare a tirar fuori dall’emergenza l’area colpita dall’alluvione, l’ennesima in un Paese che non pensa mai alla prevenzione".
"Il rinvio ha penalizzato tutti, compresa la regolarità del campionato"
—"Se un’area colpita da una maxi emergenza viene ritenuta inagibile, un qualsiasi evento va differito: l’ipotesi di giocare Bologna-Milan a porte chiuse viene meno e non ci sono livelli politici o istituzionali che possono togliere al sindaco l’autorità su un provvedimento di questo tipo. Ci spostiamo alle considerazioni: si poteva giocare il match in un’area diversa? Il parere diventa del tutto soggettivo ma – pur essendo una soluzione ragionevole – non si può costringere nessuno a negarsi il sacro diritto di giocare una partita nelle condizioni previste dal calendario, dunque nel proprio stadio e con i propri tifosi. Anche se – appare chiaro – il rinvio di Bologna-Milan abbia penalizzato tutti, soprattutto la regolarità del campionato".
"La macchina del calcio è da rivedere. È impensabile, infatti, che i calendari non tengano minimamente in considerazione un incidente di percorso: banalmente, anche quelli imposti dalla natura. Il rinvio di Bologna-Milan palesa tutti i limiti di un sistema che sta badando al business a discapito della regolarità, e forse anche dello spettacolo. Un imbarazzo che sembra replicare tutto ciò che regolarmente – da un po’ di anni a questa parte – mette il Paese in ginocchio alle prime piogge. Il calcio italiano oggi rispecchia quella scarsa attenzione alla prevenzione che, alla prima occasione, porta dritta all’emergenza. Per poi buttarla sempre in caciara contro tutto e tutti. Tanto – il giorno dopo – ci sarà da parlare di qualcos’altro".
Bologna-Milan, Albanese: "Questo calcio non è più per la gente comune"
—"Nel sano confronto, siamo abituati anche a fornire qualche spunto per trovare soluzioni. La Serie A per 20 squadre forse è troppo: con qualche squadra in meno potrebbe aumentare anche la competitività del campionato, oltre a una migliore sostenibilità del calendario. La nuova Champions League così, probabilmente, ha poco senso: non scalda; tante squadre, due partite in più rispetto a prima ma nessun effetto “wow” per buona parte dei match da giocare. Una fase in più in stile Coppa Italia alleggerirebbe tutti, soprattutto i campioni che sono quelli che vogliono vedere tutti, pagando spesso dei biglietti che non sono più alla portata di molte delle famiglie. La verità è che questo calcio non è più per la gente comune". LEGGI ANCHE: Milan-Napoli, treno Scudetto appeso al filo: il Diavolo rischia >>>
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