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Donnarumma, ecco la verità su quelle lettere

Stefano Bressi

A quanto pare Donnarumma si lamentò davvero per le troppe pressioni, ma un mese prima di firmare. Quella di settembre crisi solo per la clausola.

13 dicembre, Gianluigi Donnarumma dopo una forte contestazione si sfoga così su Instagram: "Non ho mai detto né scritto di aver subito violenza psicologica. Forza Milan". Un chiarimento al motivo per cui era stato contestato con tanta asprezza. Sembra aver funzionato, almeno in parte. La dura contestazione è rientrata. In quel momento i tifosi si erano sentiti nuovamente traditi dal loro baby-fenomeno, scrive La Gazzetta dello Sport, dopo quello che era già accaduto in estate e che lo aveva portato a percepire un super ingaggio (6 netti all’anno). Sembrava fosse disposto a tutto pur di liberarsi quasi subito. In realtà Gigio ha detto la verità in quello sfogo. Il rinnovo con il Milan è arrivato l’11 luglio, invece la raccomandata dei suoi legali in cui si parlava di atteggiamento "vessatorio del club" (che c'è realmente) risale a un mese prima, 14 giugno, quando ancora le polemiche la facevano da padrone e il rinnovo sembrava lontano. C'è stata però realmente a settembre la richiesta di risoluzione ed è legata al mancato deposito della doppia clausola (da 40 milioni senza coppe e da 70 con la Champions).

Facciamo un piccolo rewind e torniamo alla fine dello scorso campionato, quando la Sud aveva cominciato a prendere di mira Gigio, a causa di Mino Raiola che prendeva tempo con Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli per parlare di rinnovo. Dopo il rifiuto iniziale, poi, all'Europeo Under21 cori di scherno e il famoso lancio in campo dei «dollarum». La famiglia Donnarumma allora incaricò l’avvocato Vittorio Rigo di contestare al club la responsabilità di quella situazione diventata particolarmente tesa. In particolare si sottolineava «la condotta vessatoria posta in essere, in maniera ormai sistematica e per quel che appare più grave progressiva». Infine veniva esposta «la prostrazione psicologica di Donnarumma, che non poteva non avere una ricaduta sulla sua salute e personalità morale». Guarda caso molti di quei concetti vennero esposti in prima persona poi da Raiola, quando ha rilasciato le diverse interviste da Montecarlo. Lamentò le troppe pressioni e decise di interrompere la trattativa. Mirabelli giocò allora la carta del fratello Antonio Donnarumma, idea che piacque alla famiglia. Così si arriva all'accordo del 6 luglio.

In quell'occasione venne anche definita una doppia clausola (da 40 o 70 a seconda del piazzamento del Milan) sulla parola. Al momento della firma, però, la clausola non c'è stata. Le parti si erano lasciate con la promessa di risolvere la cosa in breve tempo, ma così non è stato. Il 10 settembre, allora, l'avvocato Rigo scrive nuovamente al Milan, chiedendo di depositare quell'accordo entro 10 giorni, altrimenti avrebbe chiesto la risoluzione del contratto. Non accadde nessuna delle due cose. Il dialogo tra le parti, comunque, prosegue. Successivamente la notizia si diffonde e la temperatura ovviamente torna alta. A tal proposito, il legale del Milan Mattia Grassani dichiara: "L'AC Milan ha sempre agito per tutelare gli interessi dei propri tesserati da qualsiasi pressione esterna. La condotta dirigenziale è state sempre improntata alla correttezza e alla chiarezza con Donnarumma e tutti gli interlocutori. Per tutelare rapporto umano e professionale". Fassone e Raiola, però, stanno trovando una strada per una soluzione. Molto dipenderà dai tifosi, uno dei tanti ostacoli. Continueranno la contestazione? Non aiuteranno a sistemare le cose.

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