Quindi, al termine di tutto, gli avvocati del giocatore, Luca Ferrari e Armando Simbari, si sono fatti vivi con la Procura della F.I.G.C., a Roma. Fagioli, in sostanza, si è 'autodenunciato', almeno per quanto riguarda l'ambito sportivo. E ha messo subito al corrente di tutto anche la Juventus.
Il gioco d'azzardo non è un reato, se non, per l'appunto, su piattaforme illegali. Uno sportivo, poi, qualunque sia il ruolo che ricopre, non può scommettere sullo sport che pratica. In questo caso, il calcio. È molto chiaro, in tal senso, l'articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva: pone un divieto molto netto.
Per la giustizia sportiva, ora, Fagioli della Juventus rischia fino ad un massimo di 3 anni di squalifica. Club e giocatore, in caso di colpevolezza, se ne aspettano comunque molti di meno. Il quotidiano generalista sostiene come si tratti di caso delicato, sportivamente e umanamente.
Avrebbe la passione del gioco sin dalle giovanili
—Sembra - ma non vi è conferma - che Fagioli sia attratto dal gioco sin dai tempi delle giovanili, quando accompagnava il pallone in campo alle partite di poker fuori. Una presunta 'ludopatia' che potrebbe essere tirata fuori nell'ambito della linea difensiva dinanzi la giustizia sportiva. Nella vicenda, la Juventus non rischia nulla.
Potrebbero, però, rischiare altri tesserati, anche se in via ipotetica. Sempre nell'articolo 24 di cui sopra, infatti, si parla di "obbligo di informare la Procura Federale" se venuti a conoscenza che società o altri tesserati siano dediti a scommesse. E pare che ieri tutti sapessero del problema di Fagioli. Mercato Milan, gli occhi di Moncada sul gioiello mondiale >>>
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