Sembra impossibile, ma c'è stato un tempo in cui in Italia quando si diceva Rocco non si pensava a Siffredi. Erano gli anni Sessanta ed erano gli anni di Nereo Rocco. Aveva un soprannome praticamente incomprensibile per la nostra epoca: "Paròn". Significa Padrone in triestino, che era praticamente la sua prima lingua. L'ultima parola era sempre la sua, del Paròn, ma le penultime erano sempre rispettate, ascoltate e a volte condivise, scrive il Corriere della Sera. I suoi metodi erano rigidi e fermi, ma aperti all'idea di collettivo, con trent'anni d'anticipo. Fu il fondatore del catenaccio, il più grande utilizzatore di liberi. A quei tempi "catenacciaro" non era dispregiativo, ma sinonimo di qualità. Il Milan con lui ha vinto tantissimo: 2 Scudetti, 2 Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e 2 Coppe delle Coppe. Un passato talmente glorioso che anche la Treccani ha deciso di omaggiare il Paron Nereo Rocco. Nereo è ricordato come "legatissimo alle sue radici, epicureo, nottambulo, ruvido nel tratto, con il "tu" ai giocatori e aperto al dialogo".
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La Treccani rende omaggio a Nereo Rocco
La Treccani ha riservato un posto per il Paron Nereo Rocco, ex allenatore rossonero, che ha portato la prima Coppa dei Campioni al Milan.
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