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Yacine Adli qui durante Cagliari-Milan 1-3 (Serie A 2023-2024) | News (Getty Images)
Alessandro De Calò, sulle colonne de 'La Gazzetta dello Sport', in edicola questa mattina, ha parlato di Yacine Adli, centrocampista del Milan, scomodando il paragone con Andrea Pirlo. Ecco, quindi, le sue parole.
"Era dai tempi di Pirlo che nel Milan non si vedeva un regista capace di alternare in modo così elegante i tocchi da torello con i lanci di una cinquantina di metri, calibrati sull’unghia e utili per dribblare il pressing nemico. Parliamo di una dozzina di anni fa, e in effetti Yacine Adli si porta addosso, nel profilo del suo calcio, qualcosa di retrò. Ha la faccia da bravo ragazzo, il fisico asciutto e un po’ ingobbito da studente secchione, una disinvoltura che coniuga la raffinatezza con la praticità. Certo non è che i vari Van Bommel, Montolivo, Biglia e gli altri che in questi anni hanno occupato la cabina di regia – fino a Bennacer e Tonali – non sapessero giocare a calcio. Anzi. Quasi tutti avevano qualcosa in più di Adli, peso o fisicità, cattiveria o esperienza. Eppure nessuno aveva dato l’impressione – almeno a me – di una simile rotondità nei movimenti".
"C’è qualcosa di inevitabile nel disegno dei suoi colpi, seguono una visione, diventano fluidi come un rovescio di Roger Federer. Nell’ora scarsa che l’ha visto protagonista l’altra sera a Cagliari, Adli ha toccato un’infinità di palloni. Uno l’ha perso – è vero – aprendo la strada al gol di Luvumbo, ma ha messo in buca 71 passaggi su 73, qualcuno anche coraggioso e filtrante come deve fare un vero “meneur de jeu”, l’uomo-squadra. Il buon regista, nel calcio, non si può calare dall’alto. Dev’essere proposto, certo, però poi viene eletto sul campo. Il voto migliore alla pagella del franco-algerino l’hanno dato i compagni, cercandolo continuamente, perché avevano capito che consegnando a lui il pallone era come metterlo in banca, l’avrebbero ricevuto di ritorno impreziosito dagli interessi".
"È curioso che nella coda della voragine lasciata da Pirlo, dopo aver cresciuto in casa Cristante e Locatelli – i due play della Nazionale attuale – il Milan abbia finito per affidarsi a Krunic, jolly di 30 anni, onesto punto di equilibrio difensivo. Ci sono altri mondi possibili. Pirlo aveva toccato una dimensione mondiale a 23 anni, quando Ancelotti l’aveva arretrato dalla trequarti alla regia davanti alla difesa per supplire Fernando Redondo, eterno infortunato. Adli ha la stessa età che aveva allora Pirlo e può seguire quelle orme. L’anagramma del suo nome balla tra due estremi: uno quasi richiama un’azienda di discount tedesca, accessibile e popolare; l’altro porta al genio di Dalì, alla voglia di stupire del suo surrealismo. Esistono punti intermedi e buone opportunità. Se Adli troverà l’equilibrio giusto, se Pioli lo farà crescere in continuità – a cominciare dal match di oggi con la Lazio – senza dimenticarlo poi nel retrobottega, il Milan forse riuscirà a illuminarsi, accendendo la luce che ancora gli manca". LEGGI ANCHE: Tassotti: "Adli ama il Milan. Leao è un campione" >>>
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