"Chiariamo subito un punto, per non incorrere in equivoci. Paulo Fonseca non è stato scelto come successore di Stefano Pioli direttamente da Zlatan Ibrahimovic. Il famoso gruppo di lavoro che fa riferimento all'amministratore delegato Giorgio Furlani e al direttore tecnico Geoffrey Moncada ha effettuato la scelta. L'ex attaccante l'ha sposata e avallata. Poi ci sono però i fatti e, sin dall'inizio, l'impressione tangibile è che, nelle pieghe dei rapporti e delle gerarchie del Milan, Fonseca abbia dovuto scendere ripetutamente a compromessi per imporsi come guida salda dello spogliatoio. Da un calciomercato estivo che non ha sanato gli squilibri tattici e di caratteristiche lasciati in eredità dalla precedente gestione. Ad un'amministrazione del gruppo che è diventata nel tempo di sua esclusiva pertinenza, stante la presenza molto defilata della società. E che, quando si è fatta sentire, non sempre ha dato la sensazione di essere perfettamente allineata col suo allenatore".
"Ibra continua a promuovere il suo ego sui social"
—"Il primo esempio che viene in mente è quello del rimbrotto di fine estate riservato proprio da Ibrahimovic a Fonseca, reo di aver considerato chiuso il mercato. Ne sono seguiti altri, l'ultimo dei quali proprio mercoledì sera, prima della partita contro la Stella Rossa. Quando Ibra, accodandosi alle parole del presidente Paolo Scaroni, esprimeva un'opinione sullo sfogo di Fonseca contro l'arbitro La Penna per la direzione di Atalanta-Milan. In mezzo, un altro episodio, tutt'altro che secondario, quando il senior advisor di RedBird demandò completamente al tecnico la gestione del caso Leao. Sulla quale, forse forse, Fonseca ha dimostrato di aver optato per la strada più giusta e redditizia".
"Riassumendo tutto e sintetizzando, cosa resta dello Zlatan Ibrahimovic “dirigente”? Ad oggi, oggettivamente poco. O – volendola guardare dall'altro versante – tanto e non necessariamente in senso positivo. Perché anche scegliere di abbandonare lo stadio subito dopo la partita contro la Stella Rossa - senza sincerarsi che l'allenatore potesse sbottare contro i giocatori - o non presentarsi a Milanello il giorno dopo è sinonimo di poca esperienza e poca sensibilità nel cogliere le “sfumature”".
"Il tutto mentre l'immagine di se stesso che Ibra continua a promuovere sui social continua ad essere una proiezione del proprio ego totalmente slegata rispetto al Milan e alla sua quotidianità. Un aspetto che non è sfuggito e che non può sfuggire e che genera fisiologicamente reazioni e commenti. Che piaccia o no, Ibrahimovic fa discutere sia quando parla che quando sceglie di rimanere in silenzio. Il che di per sé non significa non fare rumore. Ripetiamo dunque la domanda: cos'è e cosa vuole essere Ibrahimovic per il Milan, soprattutto nel momento di maggior bisogno?".
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