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Silvio Berlusconi e Yonghong Li a Villa San Martino, foto Auro Palomba
Momenti difficili in casa Milan: a quasi un anno dal closing (13 aprile 2017), i rossoneri si trovano in una situazione societaria instabile, con i fari della critica puntati tutti sul presidente Yonghong Li. L'edizione odierna della Gazzetta dello Sport presenta un'indagine in merito al proprietario del club di via Aldo Rossi, sul quale potrebbero puntarsi presto gli occhi del sostituto procuratore di Milano, Fabio De Pasquale. Nelle scorse settimane, infatti, mentre Berlusconi analizzava i risultati delle elezioni, il suo avvocato di fiducia Ghedini ha visionato con attenzione i documenti dell'ufficio legale di Fininvest, che sancivano il passaggio di proprieta dal Cavaliere all'uomo d'affari cinese.
La procura ha avviato un procedimento: sotto inchiesta le due caparre da 100 milioni versate alla Fininvest, che ha già fatto sapere di considerarsi parte lesa nel caso in cui si venisse a scoprire che i soldi arrivati da Li siano fonte di guai giudiziari. Al momento solo un'inchiesta della magistratura potrebbe spiegare ciò che sembra un grande azzardo: i rossoneri, intanto, sono sempre più vicini - come ricorda la Rosea - a diventare di proprietà di Elliott ad ottobre. Il momento cardine della storia, riavvolgendo il nastro, è a luglio 2016, quando Han Li, braccio destro di Yonghong Li ed attuale membro del cda, chiama Gancikoff e Galatioto, inizialmente nella cordata interessata al Milan. Nella telefonata, Han Li spiega di come la coppia cinese sia intenzionata a comprare il Milan attraverso fondi personali, senza la necessità di banche e di una due diligence, il controllo dei conti previsto dalla legge quando sono coinvolti personaggi politicamente esposti, come Berlusconi.
Una volta firmato il preliminare esclusivo con Fininvest, ecco le due caparre da 100 milioni (la prima grazie a Credit Suisse, coinvolta nello scandalo sui Panama Papers, e l'altra arrivata attraverso Isole Vergini Britanniche e Hong Kong). Il resto della storia narra la campagna acquisti faraonica della scorsa estate, le inchieste del New York Times e quelle del Corriere della Sera. Intanto, il procuratore sostituto De Pasquale potrebbe essere impegnato in alcune rogatorie ad Hong Kong per mettere insieme i pezzi di un puzzle che porta all'ipotesi del reato di riciclaggio.
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