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Milan-Maldini, tutti i motivi dei divorzio: c’entra anche Pioli

Daniele Triolo Redattore 

Il Milan ha comunicato ieri l'addio ufficiale a Paolo Maldini. Perché ha fatto fuori il dirigente simbolo di milanismo? La risposta è qui

Il 'Corriere dello Sport' oggi in edicola, in un pezzo firmato da Franco Ordine, ha parlato di Paolo Maldini. Il Milan, ieri, ha infatti comunicato ufficialmente l'esonero del direttore tecnico rossonero, le cui responsabilità, ora, passeranno nelle mani di un 'gruppo integrato di lavoro' che dovrà fare riferimento a Giorgio Furlani, amministratore delegato del club di Via Aldo Rossi.

Per il 'CorSport', quello tra Maldini e il Milan è stato un classico 'divorzio all'italiana'. Senza discussioni, scambio di idee o confronto sui piani futuri e sui motivi effettivi della fine del rapporto. Alla fine, Gerry Cardinale, proprietario del Milan, è sembrato essere poco affascinato dal passato glorioso di Maldini in rossonero.

Milan, cacciato Maldini: troppo distanti le posizioni con la proprietà

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Avendo, dunque, sotto gli occhi il risultato tecnico-economico della stagione, vissuta da Maldini in regime di piena autonomia, Cardinale ha deciso il da farsi. I risultati iscritti sui libri contabili di RedBird, per il quotidiano romano, sono stati tre. Ovvero, la semifinale di Champions League conquistata, giudicata un obiettivo eccellente raggiunto.

Quindi, il campionato, dal giudizio insufficiente per via del 5° posto sul campo, divenuto 4° soltanto per via della penalizzazione della Juventus. Infine, i 50 milioni di euro investiti sul mercato senza alcun beneficio per la squadra di Stefano Pioli, eccezion fatta per la rivelazione Malick Thiaw. I dissidi, però, tra Maldini e il fondo che detiene il Milan non risalgono di certo a ieri.


Dissapori iniziati già nell'estate dello Scudetto 2022

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Cardinale, infatti, non appena sbarcato a Milano, ha scritto Ordine, si è ritrovato davanti a un bivio. Da una parte, lo Scudetto vinto contro ogni pronostico e un popolo rossonero in festa. Dall'altra, Maldini che, con un'intervista, randellava l'ex amministratore delegato Ivan Gazidis - reduce da una malattia - e si candidava a garante del 'milanismo' con i tifosi, invocando autonomia completa sul mercato.

Un'autonomia ottenuta solo per salvaguardare il clima di festa e, per giunta, ottenuta soltanto il 30 giugno 2022. Tra l'altro, ha incalzato il 'Corriere dello Sport', con aumento dello stipendio da 3 a 4 milioni di euro netti a stagione. Più o meno identico, poi, è stato il discorso fatto da Maldini dopo l'eliminazione in semifinale di Champions per mano dell'Inter. Con toni più velati, ha chiesto investimenti alla proprietà.

Le richieste di investimenti, il mercato flop

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Il che ha significato battere cassa presso un fondo da sempre schierato sulla linea del 'calcio sostenibile' e convinto che i big data possano essere utili per l'acquisizione dei giocatori. In aggiunta, Maldini spiegò che 'sarebbe stato facile prendere Paulo Dybala', una trattativa intrapresa da Furlani e poi interrotta proprio per non rompere la tregua con l'area tecnica. Al posto della 'Joya', poi, Maldini ha portato Charles De Ketelaere, pagato 35,5 milioni di euro e rivelatosi una delusione.

Ora, al Milan, vorrebbero sbolognare CDK. Ammesso che sia trovato un acquirente sul mercato. Attenzione, però, perché un altro dissidio tra Maldini e la proprietà del Milan si è consumato, come rivelato da Ordine sul 'CorSport', intorno al destino del tecnico Pioli. Nelle ore successive a Spezia-Milan 2-0, quando ha cominciato a complicarsi la corsa del Diavolo alla Champions, ci sarebbe stato un confronto molto aspro tra dirigente e allenatore.

La posizione di Pioli uno dei motivi di scontro

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Uno 'scontro' che, a molti addetti ai lavori, ha fatto pensare a un possibile esonero di Pioli a fine campionato in caso di mancata Champions. Qui, però, è intervenuta la proprietà che, informata sui fatti, ha fatto arrivare un avviso ai naviganti: "Pioli non si tocca". Maldini, che soffriva le critiche al suo mercato, ad un certo punto ha chiesto al club di poter assumere un portavoce personale che curasse i rapporti con i media.

Una richiesta, quesa, respinta al mittente con motivazione secca ("Se insiste, se lo paghi lui"). Ecco perché, secondo il quotidiano romano Maldini  ha rilasciato alcune interviste non calcistiche durante le quali ha raccontato dei retroscena sul lavoro svolto a Milanello. In suo soccorso sono arrivati amici (Christian Vieri) ed ex sodali, come il brasiliano Leonardo, con cui iniziò il percorso da dirigente in rossonero nel 2018.

Non a caso, ha commentato Ordine, è stato proprio Leonardo a improvvisarsi portavoce di Maldini lunedì sera per far circolare il reale andamento dell’incontro con Cardinale. Il resto è storia nota, con Maldini che non si è neanche presentato ieri a 'Casa Milan' in attesa del comunicato ufficiale che ha sancito il divorzio. Milan, parla Furlani su Maldini e futuro >>>