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Hernan Crespo, allenatore del Banfield (Credits Getty Images)
MILAN NEWS - Un solo anno nel Milan, condito da tantissimi gol, ma anche da cocenti delusioni sportive; a fronte di quattro stagioni nell'Inter in cui ha vinto tre scudetti. Eppure il cuore di Hernan Crespo è diviso a metà tra rossonero e nerazzurro. A unirlo al Diavolo, probabilmente, il dolore condiviso per la finale di Champions League maledetta con il Liverpool a Istanbul, quando l'argentino aveva segnato una doppietta. Ora da tifoso neutrale si gusta il derby Scudetto, con Milan e Inter rispettivamente al primo e secondo posto in classifica. Ai microfoni della Gazzetta, l'allenatore del Defensa y Justicia esordisce così: "Mi fa piacere che dopo tanti anni di Juve ora Milano sia tornata grande e che lo Scudetto sia una prospettiva concreta e non una parola da sbandierare per alimentare illusioni. Seguo sempre e osservo tutto con gli occhi dell'allenatore e non più del giocatore".
Su Inter-Juve: "Partita perfetta. Una vittoria che dà entusiasmo e consapevolezza. Quando batti la squadra che ha dominato per anni pensi di essere davvero arrivato al traguardo. L'Inter poi non ha vinto, ha stravinto. Va sottolineato. Dal punto di vista tecnico e tattico non c'è stata gara. E l'Inter ha ancora margini di miglioramento, tutti sanno quello che devono fare e lo fanno bene".
La qualità che preferisce nell'Inter: "La concretezza. Cercano sempre la giocata in verticale, vanno subito al sodo. Ha elementi strutturati fisicamente, potenza ed energia. Per fermare Hakimi ci vogliono i cecchini. Lukaku è una forza della natura, si trascina i difensori con una potenza pazzesca".
Su Lautato Martinez: "Non andando al Barcellona come gli avevo suggerito ha fatto un affare e i risultati mi stanno dando ragione. È un fenomeno, in area di rigore è un rapace. Non sbaglia un movimento e quando calcia centra sempre la porta, ce ne sono pochi come lui".
L'uomo decisivo: "Un intero reparto: il centrocampo. L'Inter è ben assortita. Barella mi piace molto, ma attenzione alla crescita di Vidal. Non è ancora al top e quando ci arriverà l'Inter farà bingo".
Sul Milan: "Il successo di Cagliari non era scontato. Giocava con la pressione della vittoria dell'Inter, era in trasferta e anche se tornava Ibrahimovic non era al meglio e c'erano tantissimi assenti. Date le premesse, è stata una vittoria molto importante. Hanno gridato di esserci e ci saranno fino alla fine, perché sono una squadra vera, costruita con intelligenza dal mio amico Maldini e guidata con saggezza dal mio amico Pioli. E poi c'è Ibra, uno che i ragazzi che fanno calcio dovrebbero studiare. Fenomeno".
Se è Ibra il valore aggiunto: "Il valore aggiunto del Milan è il mix tra esperienza che dà Ibra e freschezza dei giovani. Sanno cosa fare quando hanno la palla, bravo Pioli a insegnarglielo. Quando non ha la palla va a pressare alto, a far paura, a mettere ansia. Il Milan sta in campo in modo davvero moderno".
Se l'inesperienza può essere un limite: "Con Ibra nello spogliatoio non puoi permetterti un attimo di rilassamento. Quindi non credo si possa soffrire di disattenzioni per inesperienza. Ora c'è pure Mandzukic, che di partite ad alto livello ne ha giocate tante. Semmai è un valore aggiunto avere giovani. Forze fresche che in primavera saranno utili".
Gli impegni europei presenti e assenti: "Le partite a metà settimana tolgono energie, è innegabile. Si può sopperire con entusiasmo e una saggia rotazione dei giocatori. A volte, come dice il mio maestro Ancelotti, è più difficile gestire una squadra che gioca una volta a settimana. Magari ci sono mugugni perché uno gioca poco o non gioca".
La sua classifica finale: "Non ci casco. L'Inter è più strutturata per vincere, lo dimostrano gli investimenti. Il Milan sta andando oltre i propri limiti e non si sa dove potrà arrivare. È una sfida bellissima, vorrei proprio giocarla. Un tempo con il Milan e un tempo con l'Inter..."
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