Milan, il percorso da Berlusconi a Elliott
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L'edizione odierna de 'La Gazzetta dello Sport' fa una cronistoria del Milan, a partire dall'ultimo derby scudetto fino ad arrivare all'attualità. L'ultima volta che una stracittadina valeva così tanto, l'Inter arrivava dallo straordinario triplete dell'anno precedente, mentre il primo Milan di Zlatan Ibrahimovic era più che determinato a spezzare l'egemonia nerazzurra. Dal quel match, terminato 3-0 a favore dei rossoneri, la volata scudetto inarrestabile per l'allora squadra di Massimiliano Allegri. Dopo dieci anni, il condottiero rimane sempre lo svedese. Tra una tappa e un'altra, però, ci sono anni di indecisioni societarie e svariati cambi in panchina.
Dopo lo scudetto del 2011 niente bis nel 2012, con la Juventus di Antonio Conte a trionfare (già, di nuovo lui). Da qui in poi un calvario che sembrava senza fine, con Silvio Berlusconi che lascia il club in mano al misterioso broker cinese Yonghong Li. Per completare il closing fu necessario un ingente prestito da 303 milioni di euro da parte del fondo Elliott. Una gestione non eccezionale per usare un eufemismo, con spese faraoniche che non hanno portato nessun risultato.
Il Milan di Elliott, invece, ha iniziato il proprio corso con gli acquisti di Lucas Paqueta e Gonzalo Higuain. Poi l'inversione di rotta, con l'attenzione rivolta verso il risanamento dei conti e il progetto primario del nuovo stadio insieme all'Inter. Ivan Gazidis ha abbassato di molto il tetto ingaggi e terminando la campagna acquisti con un saldo in positivo di 25 milioni di euro. Avvenimento sconosciuto da ormai 6 anni. Come sempre, però, sarà il campo a parlare. Gli acquisti di giovani talenti affiancati da elementi di esperienza sembra funzionare bene, la strada può essere quella giusta. In mezzo, però, una strada tortuosa passata anche da Leonardo, Boban e Gattuso. Senza dimenticare Ralf Rangnick; un'ombra scacciata da Stefano Pioli soltanto grazie alla costruzione di un Milan da vertice in soli due mesi.
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