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Sandro Tonali (centrocampista AC Milan) qui durante l'amichevole Arsenal-Milan 2-1 nella Dubai Super Cup 2022 | News (Getty Images)
Una fede per il Milan, che oggi compie 123 anni, che parte da quando era solo un bambino, Sandro Tonali, ma che ora oltre a essere un giocatore rossonero è un simbolo per tutti i tifosi. E allora nel giorno del compleanno rossonero non poteva che essere il classe 2000 a parlare. Ecco tutte le sue dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport in edicola stamattina.
Se arriva da Dubai la spinta per agganciare il primo posto: "Mi chiedo se non ci crediamo, non il contrario: perché non dovremmo farlo... Siamo fiduciosi per due motivi. Primo, perché non si sono ancora giocate oltre la metà delle partite, ci sono tantissimi punti a disposizione. Secondo, perché questo Milan è davvero forte".
Se il Milan è più forte dell'anno scorso: "Di certo con più esperienza. È vero che abbiamo lasciato punti per strada, ci sono state partite di cui non siamo pienamente soddisfatti. Ed è un errore che non vogliamo ripetere. L’obiettivo è provare a vincerle tutte, abbiamo le qualità per farlo".
Se c’è un segreto per riuscirci: "Restando uniti. Così abbiamo vinto lo Scudetto della scorsa stagione, tutti, da noi giocatori a chi lavorava negli uffici di Casa Milan, hanno remato nella stessa direzione. Oggi stiamo bene, siamo quasi rientrati tutti a disposizione. C’è uno spirito Milan che può essere contagioso: io almeno lo sento, lo avverto. E come funziona con me, credo funzioni per tutti. Con gli altri rientri dei nazionali e i recuperi dagli infortuni saremo ancora più competitivi. Ibrahimovic sarà il valore aggiunto quando sarà pronto per tornare, è il solito campione. Ma abbiamo tanti giocatori di alto livello: chiunque abbia la palla, ti fa sentire in mani sicure".
Tonali invece cosa può aggiungere: "Io da solo non faccio niente, io sono parte di un gruppo. L’unico sistema per vincere di nuovo è pensare da squadra. Oggi lo sappiamo bene: conosciamo la differenza tra arrivare primi e secondi. Ecco, fa tutta la differenza del mondo. E noi vogliamo provare a rivivere quello che abbiamo vissuto la scorsa stagione".
Pioli che parole usa per spingere a tentare il bis: "Parla tantissimo con noi, ci dà consigli e suggerimenti. L’ultimo è di due giorni fa, ma non posso svelare cosa mi ha detto... Pioli è il nostro trascinatore, ci aiuta, tenta in ogni modo di tirare fuori da ognuno di noi il minimo dettaglio che può fare la differenza. È la persona che più di ogni altra ci dà equilibrio, fuori e dentro il campo".
Se riuscirà a convincere anche De Ketelaere: "Parlo perché una situazione simile l’ho vissuta in prima persona. Per me è stato quasi più semplice perché quando ho iniziato a giocare con più continuità gli stadi erano chiusi e senza pubblico: potevo permettermi uno sbaglio o una giocata in più, avevo meno pressioni. Charles è molto forte, va soltanto aspettato, è giovane e arriva da un altro campionato. Come è successo a me, quando inizierà a giocare di più acquisterà sempre maggiore fiducia: ora è tutta una questione mentale. Ma, ripeto, il tempo è dalla sua parte".
Se si sente di promettere anche per gli altri giovani arrivati in estate: "Tutti hanno avuto un impatto positivo, sembrano qui da tre o quattro stagioni. Il fatto di essere un gruppo giovane li aiuta, e loro si sono fatti aiutare. Siamo davvero molto squadra: se qualcosa non va per uno, non va per tutti. Non esiste un momento no per un giocatore, specie per loro. Il momento no è di tutti o di nessuno. E se merito io, merita tutta la squadra".
Giudizi su altri colleghi: per primo Bennacer, l’altra metà del centrocampo. Contratto in scadenza nel 2024, se ha un appello per convincerlo a restare: "Ismael è fondamentale per noi, non ho altri aggettivi. Lo trovi ovunque, corre per tutti e in più alza il livello qualitativo delle giocate. Io per primo mi sento agevolato se lo vedo al mio fianco, mi rende tutto più facile. Mi auguro con tutto il bene del mondo che resti. Lo sa meglio di me perché è arrivato prima: sa cosa significa giocare per il Milan e farlo in quello stadio. Conosce il percorso che è stato fatto e quello che potremmo ancora fare in futuro, insieme".
Se vale lo stesso per Rafael Leao: "Ha caratteristiche e un ruolo diverso, ma è certamente un fenomeno. La sua storia è un po’ come la mia: ora deciderà lui cosa fare. Posso solo dire che la sta vivendo serenamente. Non entro nella sua testa, non oriento le sue scelte: lui sa qual è la cosa migliore da fare. Prenda la decisione migliore per lui prima che per noi".
Tonali invece ha scelto il Milan già tempo fa, con il prolungamento fino al 2027. Se è qui che si vede per il resto della carriera: "Certamente voglio rimanere il più a lungo possibile. Se me lo chiedete oggi dico anche per tutto il resto della mia storia. Ma per lanciarsi in promesse del genere è troppo presto, nella nostra carriera non conta solo la voglia, incidono tanti altri fattori: la salute, gli infortuni, la famiglia. È impossibile fare previsioni così a lungo termine".
Se prevede invece di diventare il centrocampista italiano più forte in circolazione: "Domanda difficile… Non lo direi mai. Il livello dei centrocampisti da noi è alto. A oggi Barella e Jorginho sono più avanti di me, hanno maggiore esperienza. In generale l’Inter ha una mediana di altissimo livello, la Juventus anche. Ma il Milan pure. E noi vogliamo migliorarci ancora".
Con una mediana così però l’Italia non è riuscita ad andare al Mondiale… "C’è ancora grande delusione, fortunatamente per noi in Qatar sta per finire. Fa male essere rimasti fuori per la seconda volta consecutiva, siamo l’Italia e non va bene. Abbiamo una squadra che certamente è all’altezza di un Mondiale, daremo il 101% per la Nazionale, promesso".
Dopo l’ultimo Scudetto si è fatto tatuare il tricolore sul braccio. Se ha spazio per nuovi disegni sul corpo: "Direi che sono ancora abbastanza bianco. C’è spazio e voglio riempirlo, voglio vincere. L’ho scritto anche in una letterina a Santa Lucia, come quando ero bambino... Magari stavolta sono i miei compagni che mi permettono di esaudire i miei desideri. È vero che ora gli avversari ci affrontano con il doppio della voglia per provare a battere i campioni. Ma per noi vale lo stesso: abbiamo lo scudetto cucito sul petto e più voglia di prima di vincere".
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