Su Leao in panchina: "Se Fonseca ritiene sia un bene per il Milan è giusto che prenda anche decisioni forti come tenere fuori uno dei giocatori più importanti della squadra. Non so se lo faccia per motivi comportamentali, se non abbia digerito certe frasi di Leao in nazionale o semplicemente per ragioni tecnico-tattiche o turnover, ma è comunque legittimo. Anzi, io credo che Paulo meriti a priori un bravo per il coraggio".
Sulle possibili critiche: "Chi è messo alla berlina quando perde? L'allenatore. Quindi se lui è il responsabile, che almeno segua il suo pensiero e chi se ne importa delle polemiche. A me capitò qualcosa di simile con Ronaldo al Real Madrid. Ed era Ronaldo il Fenomeno, non Leao, con tutto il rispetto per quest'ultimo".
Sulla possibile reazione di Leao: "A questi livelli i giocatori devono essere in grado di recepire i messaggi dell'allenatore e reagire in modo positivo. Io mi aspetto, però, che siano anche i compagni di squadra a spiegare a Leao cosa va e cosa non va, come può migliorare, soprattutto in certi atteggiamenti un po' così. Sicuramente Fonseca prende scelte coraggiose, poi sarà il campo a dire se aveva ragione o meno. Il discorso è sempre quello: un tecnico deve seguire le sue idee, anche se qualcuno da fuori non lo capisce o non condivide".
Su Zlatan Ibrahimovic: "Mi è capitato di chiedergli in tv quale fosse di preciso il suo ruolo, perché non era chiarissimo e non solo a me. Lui ha risposto semplicemente: 'Io sono il boss'. E allora, se comanda, deciderà di par suo. La sua assenza può significare campo libero per Fonseca? Ecco, questa è una chiave interpretativa che mi piace e sarei d'accordo se Ibra avesse agito con questo intento. Non può essere sempre la società ad alzare la voce, altrimenti il tecnico fa la figura della bella statuina, perdendo credibilità di fronte ai giocatori. Fonseca, invece, usando anche parole colorite, ha reso noto che da ora in poi non guarderà più in faccia a nessuno. Un messaggio che serviva a questo Milan, almeno da quanto ho potuto intuire da fuori. E forse pure all'allenatore stesso, per pretendere con una certa autorevolezza dai suoi quello che ha in mente".
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