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"Il quarto e ultimo motivo è più flebile, costituito dai precedenti poco esaltanti e dal modesto feeling del popolo dei tifosi per la competizione. L’allergia del Milan alla coppa Uefa, nel periodo berlusconiano, cominciò con l’avvento di Arrigo Sacchi (eliminazione al secondo turno per merito dell’Espanol nell’87-’88 seguita dallo scudetto però), proseguì con Capello (stagione ’95-’95, eliminati dal Bordeaux di Zidane e Dugarry) e si concluse con Ancelotti, il collezionista di Champions (2 da calciatore, 2 da allenatore) sbattuto fuori una prima volta da Amoroso del Borussia (2001-2002) e poi dal Werder Brema con Ronaldinho in campo. La tradizione conta? Nel calcio sembra avere un qualche peso. E se ci fosse la possibilità di smentire la tesi, beh questa è l’occasione giusta".