Alexandre Pato, ex giocatore del Milan, con il quale ha disputato 117 presenze e realizzato 51 gol, ha concesso un'intervista alla Gazzetta dello Sport, in cui ha parlato del suo passato in rossonero e più in generale della stretta attualità. Ecco le sue dichiarazioni: "Nuovi proprietari del Milan? Non so chi siano di preciso, ma posso dire che qui c’è una grande passione per il calcio. Lo studiano e hanno denaro da investire. Sono già una grande potenza a livello economico e vogliono diventarlo anche nel pallone. Ho giocato nel Milan di Berlusconi, con cui ho avuto un rapporto molto stretto, se il Milan è così amato nel mondo è grazie a lui. Però il club aveva bisogno di un investimento importante. Sono contento che siano entrati e che stiano già facendo acquisti. Qui si parla molto del Milan: vorrei che tornasse quello di 5-6 anni fa".
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Pato: “Dovevo andare via dal Milan. Inter? Sono un professionista…”
Potesse tornare indietro, lascerebbe il Milan?
"Berlusconi per due volte ha cercato di trattenermi. La prima nel gennaio 2012: non andare al Psg non fu una mia scelta. Barbara (Berlusconi, ndr) mi disse che suo padre voleva parlarmi, il presidente mi chiamò mentre facevo colazione e mi disse: “Tu non andrai via, sei il nostro simbolo”. Ho rispettato la sua volontà".
Un anno dopo però lei tornò in Brasile. Che cosa successe?
"Continuavo ad avere problemi fisici. Per Berlusconi ero sempre incedibile, ma andai da lui e lo convinsi. Gli dissi che era per il mio bene. Dovevo ritrovare fiducia nel mio corpo. Qualcuno, anche nel Milan, mi disse che non sarei più riuscito a giocare, ma io sapevo che non era così. Per questo sono andato via. Dovevo cambiare modo di allenarmi e i tempi di recupero. Al Corinthians in 20 giorni mi hanno modificato la preparazione e ho ricominciato a stare bene".
Avrà seguito l’affare Donnarumma: giusto non rinnovare?
Ha solo 18 anni ma un grande talento ed è seguito da un procuratore molto intelligente. Di certo avrà le sue ragioni: sta facendo ciò che sente. Gigio al Real? Io a 17 anni ho avuto l’opportunità di andare al Real ma ho scelto il Milan, che in quel momento era la squadra più seguita e più titolata. Ora è diverso, è un altro Milan. Ancelotti mi diceva che i bravi devono stare con i bravi. Chi è forte va in campo indipendentemente dall’età: io a 17 anni giocavo con Seedorf, Pirlo, Maldini, Kakà e tanti altri...".
Ancelotti la lanciò: è il tecnico a cui deve di più?
"Per me è stato un mentore. Cannavaro è simile come impostazione, un fratello maggiore, mi aiuta a conoscere i segreti dei difensori, essendo stato lui un grandissimo nel ruolo. Ora mi sta facendo fare la prima punta, mi piace molto».
E’ vero che con Allegri non ha mai legato?
"Il nostro era solo un rapporto giocatore-allenatore, zero contatti fuori dal campo. Però i più vincenti, anche in Europa, sono quelli che creano empatia con i loro uomini: Ancelotti ne è la dimostrazione".
In Italia tornerebbe?
"Sono innamorato dell’Italia: oggi sto bene qui in Cina e sono felice di contribuire a questo progetto di sviluppo del calcio, in futuro chissà".
All’Inter direbbe sì?
"Perché no? Sono un professionista".
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