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Stefano Pioli (allenatore AC Milan), qui durante una seduta di allenamento a Milanello | Milan News (Getty Images)
Carlo Pizzigoni, in un editoriale per TMW, ha parlato del Milan, di Stefano Pioli e della rivoluzione dirigenziale: "Resterà, almeno questo sembra passare, Stefano Pioli sulla panchina del Milan. I meriti del tecnico sono inequivocabili, nella passata stagione non solo ha vinto lo scudetto ma ha prodotto un calcio d’insieme moderno e godibile. In questa stagione le cose sono andate meno bene (il derby di campionato con l’Inter, nel ritorno, e in generale tutto quel periodo ha visto una squadra con troppa paura e pochissime certezze), ma la nave bene o male è andata in porto. Hanno avuto poco spazio i nuovi".
Il noto giornalista ha poi continuato: "Tolto Thiaw, non ha inciso Vranckx e soprattutto De Ketelaere, oltre a Origi ed è scomparso praticamente subito Adli. Tutto da buttare? A inizio campionato siamo stati poco persuasi dalla scelta dell’ex Liverpool ma sugli altri eravamo un po’ tutti, tra gli addetti ai lavori italiani e stranieri (parlo di quelli che le partite le vedono), bene impressionati dalle scelte. Certo, la rosa non era così lunga ma aveva elementi di qualità, in primis Charles De Ketelaere, ricercato dalla Premier (con offerte superiori ai 32 milioni sborsati dai rossoneri) dopo le ottime prestazioni al Bruges e che aveva scelto il Milan per il prestigio e probabilmente anche perché proprio Maldini era stato convincente".
Infine, Pizzigoni ha concluso: "Forse, come ripetevano Maldini e Massara, è solo una questione di tempo. Certo è che parliamo di un investimento di poco più di trenta milioni, non di cento… Investimento esattamente come quello su Rafael Leao, che molti osservatori avevano bocciato dopo pochi mesi ma che poi, col lavoro, è diventato l’idolo di San Siro. E su di lui, proprio Maldini e Massara avevano investito tempo per convincerlo a rimanere qui a Milano. La reazione social del portoghese alla dipartita dei due dice della perplessità di un progetto che improvvisamente si interrompe. Tocca a Cardinale e ai suoi farlo ripartire. Ma che sia una ripartenza all’altezza del Milan. Non basteranno numeri e formulette, c’è bisogno di giocatori e emozioni. Il pubblico di San Siro lo merita. E lo esige". LEGGI ANCHE: Milan, ciao Brahim. Vantaggi e svantaggi dell'addio dello spagnolo
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