Nel 2007, in particolare, quando Ancelotti guidò il Milan alla vittoria in finale contro il Liverpool, i rossoneri conquistarono la loro settima Champions, accorciando le distanze dal Real Madrid, che fino ad allora deteneva il primato con 9 successi. Con il Real Madrid, Ancelotti ha portato ben 4 Champions e portando il club spagnolo a quota 15, ben lontano dalle 7 del Milan.
Oggi, l'allenatore emiliano, noto come "Re Carlo" per il suo dominio in Europa, si prepara ad un'altra notte speciale: quella del 27 novembre ad Anfield, dove, grazie al calendario, raggiungerà il record di panchine in Champions League. Con 214 partite in Europa, Ancelotti e Sir Alex Ferguson sono i due allenatori che hanno più volte guidato le loro squadre nella massima competizione europea, anche se Ancelotti, grazie a un totale di 6 partecipazioni ai preliminari, supera il leggendario tecnico scozzese di una sola partita.
In questo contesto, il match di stasera rappresenta un incontro speciale per Ancelotti, la sua prima sfida europea contro il Milan da allenatore dei blancos. Un legame che, nonostante gli anni trascorsi, non si è mai affievolito. Ancelotti è stato un protagonista della storia del Milan per oltre un decennio, raccogliendo 383 panchine, a fronte delle 306 con il Real, ma con più vittorie (219 a 218). Tra i ricordi che affiorano, ci sono i volti di Silvio Berlusconi, Ernesto Bronzetti e Adriano Galliani, figure cruciali nel suo percorso tra San Siro e il Santiago Bernabeu.
Tuttavia, al di là dei numeri e dei trofei, Ancelotti non ha nascosto la sua opinione sulla situazione attuale del calcio. " C'è una frase che si dice spesso in questi casi: Lo spettacolo deve andare avanti" ha dichiarato ieri, "ma non sono d'accordo. Non dovrebbe essere cosi. Il calcio è una festa, ma quando la gente soffre, non è il momento di festeggiare. Il calcio avrebbe dovuto fermarsi nel weekend, e dovrebbe fermarsi nei prossimi giorni". Un pensiero sincero, che sottolinea l'umanità di un uomo che, nonostante il suo ruolo e il suo prestigio, non perde mai di vista la realtà al di fuori del campo.
Questa, dunque, è la cornice in cui si inserisce quella che sarebbe stata una festa per Re Carlo, che oggi si trova a giocare una partita speciale, ma non senza dolore per ciò che accade nel mondo. Un calciatore e un allenatore che ha fatto della sua carriera una leggenda, ma che, prima di tutto, è un uomo sensibile alle tragedie che segnano la nostra epoca. LEGGI ANCHE: Real Madrid-Milan, Sacchi apre il cassetto dei ricordi: le sue parole >>>
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