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Riccardo Saponara ora tra gli uomini mercato più ambiti che ci siano in Italia. Lo voleva il Napoli, la Juve ci fa un pensierino e adesso anche il Liverpool di Klopp. Lui, milanista doc, in rossonero ci è passato ma non ha lasciato grande traccia, anche per via di un infortunio al ginocchio che ora definisce benedetto. Ecco perchè: "Se non mi fossi fatto male, non sarei tornato a casa per due settimane a fare riabilitazione e non avrei visto per tre-quattro sere di seguito Giulia. Alla quinta ho preso coraggio e sono andato a parlarle. Ora non staremmo insieme".
La sua vita è piena di svolte inaspettate, come quella in rossonero, un'avventura che non rinnega: "Non so se era destino che andasse così, ma era uno step necessario della mia carriera e non rinnego neanche una lacrima di quelle che versai - spiega in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport -. Mi aveva appena preso la squadra per cui tifavo fin da bambino: altro che lacrime sprecate, fra le più sentite della mia vita!", racconta Saponara.
E ancora: "La mia più grande paura è quella di non raggiungere la mia realizzazione calcistica. Sono ancora un incompiuto e non mi darò pace finchè non sarò realizzato in un grande club. C'ero arrivato al Milan, ma non basta arrivarci. Se sfiori l'obiettivo non l'hai centrato. Questo è il mio timore"
La paura porta anche a momenti bui: "Quando ero al Milan, pensavo: non sono all'altezza. lo ripetevo a mio papà in continuazione. psicologicamente avevo toccato il fondo. Pensavo che non avrei mai sfondato, che avrei smesso. E allora mi ero messo a gestire i soldi che guadagnavo per aprirmi una mia attività. Ma sotto sotto sapevo di essere nato per questo, per giocare a calcio e non mi sono arreso", conclude Saponara alla Gazzetta dello Sport.
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