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ULTIME MILAN - Fabio Borini, attaccante del Milan, ha parlato ai microfoni di 'Milan TV', nell'ambito della trasmissione 'L'Inferno del Lunedì', a due giorni dalla vittoria contro la Lazio. Queste le dichiarazioni di Borini:
Sul cambio ruolo a gara in corsa: “La disinvoltura sta tutta nell’allenamento. Mi preparo ogni partita nello stesso modo. A destra avevo già giocato, come alto a sinistra, che è un po’ il mio ruolo naturale. Ma serviva allargare la squadra avversaria, con un giocatore in più, facendo tutta la fascia in fase difensiva ed offensiva. Per fortuna è riuscita”.
Sui sacrifici fatti in campo: “Stanchi? Questo è poco ma sicuro. Non mi stanco facilmente, per dire all’arbitro che avevo finito la benzina non era una scusa. Era tanto che non giocavo due gare di fila da titolare. Ho dato tutto, abbiamo dato tutto, ed abbiamo conquistato la vittoria”.
Sulla difesa a tre contro la Lazio: “L’avevamo provata il giorno prima, un pochino. Però con me a sinistra, non a destra! Alla fine non contano tanto le individualità quando c’è voglia, la disponibilità della squadra, a cambiare modulo così velocemente anche in una partita chiave da vincere. Ci vuole coraggio in queste scelte. Doppio centravanti o no, sapevamo che la Lazio giocava a tre dietro, era per giocare a specchio, uomo contro uomo, sapendo che loro sono una squadra fisica. Andava, quindi, eguagliato il loro giocare a uomo. Come fa l’Atalanta”.
Sul passaggio di Alessio Romagnoli controllato da fenomeno: “Ho sentito lo stadio sorpreso! Ma quei movimenti sono il mio pane, quella controllata così l’avrò fatto mille volte in allenamento. Mi ha fatto piacere sentirmi apprezzato dal pubblico. Ho fatto circa dodici chilometri sia contro la Lazio che contro la Juventus. Tredici chilometri l’anno scorso però li ho fatti, così come Franck Kessie e Lucas Biglia”.
Sulle parole a Patrick Cutrone nel momento del suo ingresso in campo: “Gli spiegavo i trucchi del mestiere, gli ho suggerito di essere furbo quando ha la palla, di andare più facilmente a terra quando c’è un contatto, andare vicino alla bandierina. Lui è sempre voglioso, ha sempre voglia di fare gol. In quei frangenti serve un pizzico in più di esperienza. Avevo un po’ dell’allenatore, forse, ma non ancora … Come nel football americano: devi guadagnare un po’ di campo ed andare avanti il più possibile”.
Sulla sua posizione ideale: “Nel modulo 4-3-3, direi a sinistra come ho giocato io, anche per necessità diverse, tattiche, ma potrei fare anche la punta centrale, che ho fatto spesso in passato”.
Su cosa porterebbe dall’Inghilterra in Italia: “Tante cose! Ma forse la tranquillità con cui si va alla partita ogni weekend. Non c’è pressione mediatica, né dalle tifoserie, né esterne. La partita è vista come giornata di festa, non come motivo di tensione né di arrabbiature”.
Sul gruppo rossonero: “È composto da tutti. Chi gioca poco non rende facile la vita del mister, li creiamo altri problemi oltre quelli che ci sono già. Ma penso che qualsiasi allenatore vorrebbe questo tipo di problemi. Quando hai giocatori in panchina che, pur giocando poco, entrano e fanno bene, è solo un vantaggio della squadra”.
Sulla sfida di Parma: “Derby per me? No, poca roba”.
Sulla corsa Champions: “Il quarto posto ci dà sicurezza. Troppo allarmismo su un posto mai perso. Sta solo a noi difendere il quarto posto, ma non soltanto: dobbiamo continuarlo a meritare. Ci sono partite che possono sembrare facili, ma le squadre che lottano per la salvezza daranno più problemi di Juventus e Lazio”.
Sulle rivali per la Champions League: “Se devo scegliere una squadra che mi ha impressionato, vorrebbe dire che dovremmo uscire noi dalle prime quattro! A me piacciono molto Atalanta e Sampdoria per come giocano, però. Due modi diversi di giocare a calcio: passaggi brevi e centrali la Sampdoria, l’Atalanta punta forte sulle capacità fisiche. Squadre difficilissime da affrontare quando sono in giornata sì. E hanno continuità. Inter? Gliel’abbiamo già mangiato una volta il vantaggio. Per come è andato il campionato, però, sono sempre stati davanti loro. Non posso dire che non si meritano la Champions”.
Su Krzysztof Piatek: “Un rendimento così efficace e svelto non se lo sarebbe aspettato nessuno. Lui è stato immediato, non ha sofferto l’adattamento. La sua qualità migliore? Gli basta una palla per fare gol, non ha bisogno di dieci occasioni per trasformarne una o due. Con mezza palla, fa gol, come è stato con Atalanta e Roma”. Intanto, il Diavolo punta un altro esterno offensivo per l'anno venturo:
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