- Calciomercato
- Redazione
Umberto Calcagno (Presidente AIC - Associazione Italiana Calciatori) | News (Getty Images)
Umberto Calcagno è tornato a esprimersi sulle numerose partite disputate nel calcio italiano e non solo. Il presidente dell'AIC ha offerto una riflessione sulla situazione del mondo calcistico: "Stiamo raggiungendo un punto di non ritorno - riporta gianlucadimarzio.com -. Ma attenzione, il problema è serio e colpisce tutto il sistema, non solo la condizione fisica dei giocatori. Se la situazione non migliorerà, l'ipotesi di uno sciopero potrebbe diventare realtà. Quali sarebbero le conseguenze? I calciatori sono equiparati ai lavoratori dipendenti. In caso di sciopero, la giornata lavorativa verrebbe detratta dallo stipendio. La fattibilità di questa azione dipenderà dai nostri interlocutori e dalle scelte della FIFA. Se continuerà a rifiutare il dialogo come ha fatto finora, sarà difficile trovare un compromesso".
Nella stagione appena iniziata, un calciatore come Nicolò Barella potrebbe arrivare a giocare oltre 80 partite. Con l'introduzione del Mondiale per club, non ci sarà nemmeno una pausa estiva adeguata. C'è molta preoccupazione tra i giocatori e gli staff tecnici, che dovranno gestire questi atleti impegnati in due stagioni consecutive senza tregua. Studi condotti insieme ad altri sindacati europei evidenziano un incremento significativo degli infortuni nei grandi club, causati dall'elevato numero di partite e dai turni ravvicinati, cioè giocati a pochi giorni di distanza. In molte squadre, 8 giocatori si trovano a dover affrontare il 50% degli incontri, subendo un carico fisico enorme. E spesso si tratta dei giocatori che garantiscono la massima qualità. Il fatto che percepiscano stipendi elevati non significa che la loro salute non debba essere tutelata.
Da un lato, il numero elevato di partite potrebbe portare a un calo delle prestazioni dei calciatori. Dall'altro, una sovraesposizione delle competizioni internazionali potrebbe generare disinteresse tra i tifosi, la cui passione in Europa è fortemente legata al territorio, oltre a causare problemi legati ai diritti televisivi, come dimostrato dalla Ligue 1 e dalla nostra Serie B. Queste sono tutte considerazioni da fare. È importante interrogarsi su quale direzione si intenda prendere. Si tratta di decisioni che influenzano il futuro e la sostenibilità delle nostre competizioni. LEGGI ANCHE: Milan, se manca Morata è un mezzo disastro: Alvaro è insostituibile
© RIPRODUZIONE RISERVATA