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Milan, il problema è strutturale. Leao e le critiche: ecco la vera soluzione

Francesco Aliperta Redattore 
Il Milan si trova sotto una pioggia di critiche ha bisogno di una soluzione ai propri problemi: dal modulo a... Rafael Leao

Ecco arrivare gli ultimissimi giorni di questa sessione estiva di calciomercato. Il Milan, come sappiamo, ha concluso quattro acquisti, ovvero un attaccante (Morata), un centrocampista (Fofana), un difensore centrale (Pavlovic) e un terzino destro (Emerson Royal). Tutti contenti? Sembrava di sì, eppure la dolorosa trasferta di Parma ha aperto un vecchio quesito: ma questa squadra per quale modulo è stata costruita?

Numeri e ruoli

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Dalle primissime conferenze tutto portava al ben conosciuto 4-2-3-1. Due mediani a fare da diga davanti alla difesa e un attacco volto alla fantasia con Pulisic, spesso sottolineato dallo stesso Fonseca, come numero 10 alle spalle dell'attaccante. La Tournée americana, da molti definita come l'origine del male, ha effettivamente rispettato tali premesse. Poi, però, al primo stop ecco arrivare i cambi: dopo il pareggio interno contro il Torino, Fonseca inserisce nuovamente Loftus-Cheek come trequartista, aprendo così la sfilza di errori che hanno portato alla pessima prestazione del Tardini.

Abbiamo citato Loftus-Cheek poiché il giocatore inglese rappresenta un po' lo stendardo del problema di questo Milan. Il classe '96 non ha un ruolo specifico: può essere una mezz'ala, un esterno, un trequartista e, come provato nelle amichevoli, un mediano. Stesso discorso potremmo farlo per Tijjani Reijnders, per Yunus Musah e Ismael Bennacer. L'unico, tra l'altro arrivato solo da poco, che può essere inserito in un ruolo ben specifico è Youssouf Fofana.

Da qui, dunque, nasce il problema del modulo. Come fai a giocare con due mediani se non hai due mediani puri? Come fai a giocare con il trequartista (senza citare Pulisic che nasce e cresce come esterno) se, in rosa, non ne hai neanche uno di ruolo? La questione rossonera, ai fatti, è (anche) strutturale e il possibile arrivo di Koné, o Rabiot, non andrebbe affatto a risolvere il problema.


Leao e il sacrificio

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Concludiamo con un altro tema scottante che riguarda il sempre preso di mira Rafael Leao. Dopo la sconfitta di Parma, le critiche non potevano non piovere addosso alla stella portoghese. Arrogante, presuntuoso, sciatto, irriverente, noncurante e chi ne ha più ne metta. Chiaramente, da uno come Leao ci si aspetta sempre tanto: una giocata, un dribbling o qualsiasi altra cosa che possa risolvere la partita. Eppure, l'esterno rossonero il suo lo aveva anche fatto poiché è proprio da una sua sgroppata che nasce il gol del momentaneo pareggio.

Agli occhi dei più critici, tuttavia, rimane quel passaggio sbagliato che ha dato il via al raddoppio del Parma, ma non solo. Le corse lente all'indietro, il pressing non fatto a modo, la gestualità e un linguaggio del corpo che spesso induce a una disamina decisamente negativa. Insomma, il punto del discorso, secondo molti tifosi, è la poca attitudine di Leao al sacrificio.

Non siamo qui per provare il contrario o difendere Leao, ha pur sempre 25 anni e non è più un ragazzino, ma ci teniamo a sottolineare un'altra lacuna di questo Milan che, inevitabilmente, colpisce proprio il portoghese. Da quando veste la maglia rossonera, abbiamo visto davvero poche volte un Leao che supporta la fase difensive con corse all'indietro. Con Pioli o con Fonseca cambia poco, poiché il portoghese sembra proprio rigettare l'idea di spendere energie una volta persa palla.

Come risolvere, dunque, anche quest'altra problematica? Valorizzando le virtù dei propri giocatori. Il Milan ha una fascia sinistra fra le migliori al mondo, con due giocatori, Leao e Theo Hernandez, che danno il meglio di sé proprio in fase offensiva. Perché non provare, allora, a bilanciare la squadra affinché i due sopracitati possano esprimersi al meglio? Il Milan visto a Parma, e contro il Torino, è apparso molto sbilanciato in avanti dato che anche la fascia destra spinge sia con l'esterno che con il terzino. Fonseca ha bisogno di trovare un equilibrio senza, però, snaturare le qualità migliori a disposizione. Il Diavolo necessità quindi di un contrappeso affinché i reparti non si slaccino al primo contropiede e bisognerà trovare una quadra nel minor tempo possibile.