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L'abbraccio tra Lucas Paquetà e Krzystof Piatek (GETTY Images)
L'arrivo di Gonzalo Higuain in estate sembrava dover essere l'operazione del rilancio rossonero in chiave Champions League dopo anche il repentino addio di Leonardo Bonucci, ma le cose non sono andate per il verso giusto. L'argentino non si è rivelato il trascinatore che il popolo rossonero, accorso entusiasta quella giornata di inizio agosto in Piazza Duomo, sperava ed era convinto potesse essere. Un carattere particolare ed un ambiente esigente hanno costretto Higuain a dire basta: un addio che poteva avere il retrogusto della resa, del ridimensionamento. Ma così non è stato. il Milan ha sì fatto partire il suo Pipita, ma ha raddoppiato, accogliendo al suo posto Lucas Paquetà e Krzysztof Piątek, arrivati in punta di piedi tra la curiosità generale e qualche dubbio, ma che ora, a suon di gol e grandi prestazioni, hanno conquistato tutti.
DAL PIPITA ALLA PI.PA - Sembra un gioco di parole, ma è proprio così. Da un campione affermato e, forse, non più affamato, a due ragazzi che mangiano terra ed erba pur di arrivare. Brasiliano atipico Paquetà, cecchino infallibile Piatek. Il primo, paragonato erroneamente a Kakà, un giocatore completamente diverso, ma che dell'ex numero 22 del Milan ha in comune, oltre all'essere brasiliano, la giovane età e la grande capacità tattica. Vive e pensa calcio Paquetà. L'attaccante polacco, invece, che fino a pochi mesi fa esplodeva in patria con il suo KS Cracovia (21 gol in 38 presenze, ndr), si è imposto in Italia con una facilità disarmante, segnando 23 reti complessive in 25 gare giocate, segno che la fame c'è e si vede, tanto da convincere i rossoneri a spendere 35 milioni per lui.
LA CORSA CHAMPIONS - Il Milan dunque, nel mese di gennaio, cambia il suo volto con i due ragazzi terribili: recupera, arriva quarto in classifica e resiste al ritorno delle altre candidate alla Champions. Sabato pomeriggio la prova del nove: di fronte la giovane e forte Atalanta di Gasperini. Ma ora con la PiPa l'entusiasmo è tornato ed il popolo rossonero non vede l'ora di coniare nuovi cori e nuovi soprannomi per i suoi due beniamini. D'altronde, lo ha detto lo stesso ex Genoa dopo il match di San Siro: "Io sono Piatek, sono un pistolero"... E questo dice tutto...
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