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Hachim Mastour, firma per la Reggina (credits: Official Hachim Mastour Instagram account)
Quando il Milan si era aggiudicato Hachim Mastour, marocchino classe 1998, sembrava potesse aver preso un fenomeno. In realtà poi in rossonero non ha mai neanche esordito. Il potenziale fenomeno non si è mai visto e fenomeno non lo è mai diventato. Dopo tanti prestiti, è andato in scadenza e anche le avventure successive non sono state fruttuose. Ora è ancora svincolato.
Le ultime presenze le ha fatte lo scorso anno con il Carpi, ma dopo essere tornato alla Reggina dal prestito ha risolto il contratto. Sembrava fosse vicino al Foggia di Zdenek Zeman, ma alla fine non ha firmato. Proprio Zeman ha parlato di lui spiegando il perché alla fine Mastour non è diventato un giocatore della squadra pugliese.
Dichiarazioni molto dure, senza mezzi termini e che sanno di bocciatura totale. Zeman ha detto questo di Mastour, con grande sincerità e con un po' di aridità: "Da piccolo sapeva giocare, era tecnicamente bravo, ma da grande non ha mai visto la palla".
Parole senza appello per un giocatore che, nonostante tutto, ha ancora 24 anni da compiere. La speranza è che possa avere altre possibilità a buon livello. Difficilmente in grandi squadre, ma potrebbe provare a ripartire da leghe inferiori per rimettersi in mostra e poi ripartire con la scalata.
Di lui ha parlato anche Alessandro Mastalli, classe 1996 che ora gioca nell'Avellino, ma che al Milan era suo compagno di squadra. Ai microfoni della Gazzetta dello Sport, infatti, ha rivelato alcuni retroscena interessati. Un po' di atteggiamenti che potrebbero spiegare il perché Mastour non sia mai riuscito a esplodere al Milan e anche successivamente.
Ecco le sue parole: "Dal punto di vista della tecnica pura è uno dei più forti che abbia mai visto, quando eravamo in convitto vicino al Vismara faceva numeri pazzeschi anche con una pallina da tennis, nel corridoio dove avevamo le camere. Le doti le aveva, ma il suo problema è stato soprattutto mentale, è stato gestito male da chi gli era intorno e non ha saputo convivere con le troppe aspettative. Poi però va detto ci ha messo anche del suo! In allenamento faceva giocate del tutto fini a se stesse, un palleggio di troppo, tunnel o palleggi su cui perdeva spesso palla. In quel gruppo c'erano Essien e Muntari, gente che entrava duro anche mentre si faceva il torello. Logico che i grandi non l'avevano preso in simpatia, per loro era solo un fenomeno un po' montato". Intanto ha parlato Kalulu, giurando amore al Milan >>>
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