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Nikola Kalinic, attaccante del Milan (credits: LaPresse/A.C. Milan)
di Deborah Maria Della Valle
Il calcio non è uno sport semplice e cosi come nella vita di tutti i giorni il passo da essere oggetto del “desiderio” a essere oggetto misterioso, può essere breve. Ne sanno qualcosa Nikola Kalinic e Vincenzo Montella. Il croato è stato fortemente voluto nell’ultima sessione di calciomercato estiva e, al corteggiamento del tecnico, ha risposto con assoluta sicurezza: voglio solo il Milan, ha detto in più occasioni.
L'attaccante croato è sempre stato definito un giocatore assolutamente funzionale al sistema di gioco rossonero da Vincenzo Montella. E fin qui tutto bene. Se non fosse che, dopo l’esordio da titolare contro l’Udinese con tanto di doppietta a far felice mister, giocatore e tifosi per i 3 punti guadagnati, non si è più visto nulla di funzionale. Tutto pare volatilizzato nel nulla, puff. Sparito.
Kalinic è stato l’acquisto più desiderato per esperienza, caratteristiche e capacità, c'è poco da girarci intorno. Tutti abbiamo vissuto quanto accaduto l’estate scorsa, quando è arrivato lui e non un grande bomber. E l’entusiasmo dei tifosi nel vedere la maglia numero 7 sulle sue spalle piuttosto che su quelle di Belotti, Morata o Aubameyang, ha destato scalpore (oltre che un evidente minor appeal, ndr).
Successivamente, sui social qualcosa è cambiato e i tifosi hanno iniziato ad apprezzare la scelta dell’attaccante croato. Ma l’ex viola sembra essere completamente disorientato (come tutta la squadra, ndr), considerando che dovrebbe essere abituato al 3-5-2 e che comunque i suoi gol a Firenze li ha fatti (69 presenze in campionato e 27 reti realizzate, ndr), il mistero a questo punto s’infittisce. Dov’è il giocatore trainante che siamo stati abituati a conoscere alla Fiorentina?
Nel match di ieri contro il Genoa vederlo giocare è stato peggio che guardare un film dell’orrore . E’ la metafora non è fatta a caso. Si, perché quello che abbiamo visto era un vero e proprio fantasma. Solo che nell’immagine collettiva il fantasma incute terrore, spaventa e terrorizza le persone. Quello che c’era in campo a San Siro non ha fatto niente di tutto ciò. Tanti errori, mai un’idea giusta, nessuna iniziativa nel cercare di trovare la porta, zero lotta (e voglia) e, soprattutto, un'occasione sprecata arrivando tardi su una preziosissima palla di Suso. Sostituito da Patrick Cutrone all’86’ (che forse sarebbe dovuto entrare prima) lascia il terreno da gioco sotto una carrellata di fischi dell’intero Meazza. Tutti più che giustificati.
E allora se da qualche parte in 10 per più di un’ora si riesce a fare 6 gol, il Milan in 10 per più di un’ora non ne riesce a farne neanche uno. E questo deve far riflettere Kalinic, l’intera squadra e la dirigenza. Nessun escluso, nessun giustificato. Il croato al suo arrivo in rossonero ha detto: “Sono finalmente qui, ora devo dare il massimo in campo, per me è molto importante giocare per la squadra”. Che inizi a farlo, perché i tifosi sono stufi delle parole, vogliono i fatti. E domenica lo hanno fatto capire all’ex Viola.
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