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Il giornalista Matteo Marani (credits: GETTY Images)
Il giornalista Matteo Marani, sulle pagine di Tuttosport, ha parlato della rinascita del Milan in questi mesi. Ecco cosa ha scritto: "ll primo maggio è festa dei lavoratori. Ma in qualche maniera è anche festa del lavoro, inteso come somma di abnegazione, competenza, fatica, talento. E' simbolico che il Milan lo festeggi in testa alla classifica. A quattro partite dal termine, in attesa di capire cosa accadrà nella sfida con la Fiorentina, il Diavolo ha in mano in pallino perché ha operato meglio di tutti. Il primato è infatti frutto del lavoro svolto in questi due anni a Milanello. Un impegno quotidiano, silenzioso, portato avanti in mezzo a scetticismo e diffidenza, pane familiare alle nostre latitudini. Oggi sono 860 giorni esatti da Atalanta-Milan, chiusa con la goleada nerazzurra. Quel 22 dicembre 2019 segnarono Gomez, Pasalic, Muriel e un ispirato Ilicic, autore di due gol. Il MIlan non perse solo 5-0, precipitò al decimo posto, al pari del Torino e indietro al Parma, nel frattempo caduto in Serie B. Davvero si è ribaltato un inter mondo"
Il lunedì mattina, Zvominir Boban, che ha avuto ruolo non secondario in questa rinascita, telefonò a Zlatan Ibrahimovic per chiedergli di volare quanto prima a Milanello. Molti storsero il naso. E' stata la prima svolta rossonera, perché Ibra ha l'Ibra. La seconda, ancora più importante, è stata la professionalità messa in campo sotto traccia dai dirigenti. Se Ivan Gazidis ha continuato a svolgere il ruolo di amministratore delegate, esattamente come aveva fatto nei dieci anni precedenti all'Arsenal, il cambio di passo si è prodotto nell'area tecnica, che adesso tutti corrono a elogiare, ma allora no. In un Paese perennemente disposto a correre in soccorso dei vincitori, come spiega perfettamente Ennio Flaiano, la lista di estimatori è diventata lunga. Nella primavera del 2020 era sottile
Nelle settimane in cui il mondo era chiuso per pandemia, Pioli era esonerato sui giornali per far posto a Rangnick, neo ct dell'Austria, mentre Paolo Maldini e Ricky Massara, trattati con tenera compassione, erano giudicati inadeguati al ruolo. Vero, dimostrabile. Il lavoro ha dato ragione ai tre - Pioli, Maldini e Massara - e ha smentito gli altri. I dirigenti hanno messo a segno colpi perfetti: da Ibra a Theo Hernandez, da Bennacer ai più recenti Tonali e Tomori. L'allenatore ha rilanciato Calabria, Kessie, Kjaer, ha fatto maturare Leao. A Milanello non si sono neppure lamentati delle assenze, che sono state tante. Pure sugli arbitri tolti i recenti sassolini di Pioli, sono andati cauti. Ma si è lavorato per migliorarsi. Il risultato si traduce nei numeri: perdite nel 2021 di 96 milioni, ossia dimezzate, indebitamento sceso a un terzo di Inter e Juve, le altre due grandi del movimento. Il Milan non si è appoggiato alle plusvalenze, ha tenuto controllato il monte stipendi. Quando Donnarumma, in quel preciso momento giocatore più prezioso della rosa, ha fatto capricci, si è puntato su un'alternativa immediata come Maignan. Non è stata soltanto una vittoria tecnica, visto che il francese non ha creato rimpianti, ma soprattutto d'identità. Autonomia e scelte competenti, non a caso Massara è allievo di Walter Sabatini
L'ultimo risultato è che in questa settimana il Milan si gioca due partite clamorosamente importanti: la prima in campo, appunto nella corsa con l'Inter per un tricolore che in casa rossonera manca dal 2011 con Allegri, la seconda per la proprietà. E' vicina la firma di Investcopr, che ha salvato Gucci negli Anni 90. Mohammed Alardhi mettrà oltre un miliardo di euro nel Diavolo, in parte anche a ricompensa del plusvalore costruito dal lavoro degli ultimi due anni. Un nuovo stadio, campagne acquisti rilevanti, competitività: questo assicurano dal Bahrein. Ma è molto probabile che tutto ciò non ci sarebbe stato senza i quasi 1000 giorni del nuovo Milan. Dall'Atalanta alla Fiorentina oggi. E' festa dei lavoratori, anche per quelli del calcio". Intanto il Milan segue un talento molto forte
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