Cosa ha funzionato
—Non possiamo non partire dal principio per elencare le cose che, effettivamente, hanno funzionato. Il mercato della campagna acquisti estiva del Milan ha aggiunto delle pedine importanti. Primo su tutti Christian Pulisic, ingiustamente definito come "uno scarto" del Chelsea. L'esterno statunitense ha permesso un bel upgrade alla fascia destra dei rossoneri, donando gol e assist in un reparto che pendeva prevalentemente a sinistra. Da citare anche Tijjani Reijnders e Ruben Loftus-Cheek, due profili diversi ma che hanno pesato in un certo qual modo nell'ecosistema tattico del Milan.
Non possiamo di certo dimenticare la fase offensiva. Con 72 gol fatti, il Milan è il secondo miglior attacco della Serie A. Il reparto avanzato rossonero funziona ad occhi chiusi e gli stessi giocatori, quando non sovraccaricati, volano sulle ali dell'entusiasmo. C'è, purtroppo, da sottolineare che questo Milan non appare proprio come una squadra da possesso e dominio, tutt'altro. Le migliori prestazioni del gruppo di Pioli sono state fatte attraverso uno spartito più da contropiede che da gestione e il match di Champions League fra Milan e PSG ne è l'esempio lampante...
Ultima, ma non per importanza, nota lieve è rappresentata sicuramente dai giovani lanciati durante l'arco di questa stagione. Camarda, Zeroli, Traoré, Jimenez, Simic e Bartesaghi sono il frutto di una Primavera che funziona, come abbiamo potuto assistere lungo la cavalcata alla finale di Youth League. Il tifoso rossonero è sempre fiero di quei talenti che nascono e crescono nel proprio settore giovanile e, in questo senso, il futuro sembra promettere bene. L'importante, però, è avere coraggio: questi giovani DEVONO trovare il loro spazio in prima squadra.
Cosa non ha funzionato
—Inutile dire che partiremo dalla difesa. La retroguardia rossonera ha fatto acqua da tutte le parti e fin dalle primissime amichevoli estive. L'approccio più offensivo e le caratteristiche di alcuni difensori (vedi Thiaw e Kjaer) non sono mai sembrate adatte all'esoscheletro di una squadra a cui mancava, e manca ancora, un mediano di quantità. Reparti lunghi e praterie nelle quali ogni avversario affrontato ha colpito i rossoneri. Va bene fare un gol in più all'avversario, ma se vuoi puntare ai trofei più importanti devi, per forza di cose, subire molto di meno.
Non ci distanziamo molto dalla questione del mediano mai giunto a Milanello, poiché la scelta di puntare unicamente su Rade Krunic non ha affatto pagato. Il centrocampista bosniaco è stato sempre sfruttato come un prezioso jolly, ma affidargli le chiavi del centrocampo e una titolarità indiscussa non poteva che far riflettere. Il suo addio a gennaio, poi, ha celebrato un triste epilogo. Infine, per chiudere il discorso relativo al mercato, si è sentita la mancanza di un attaccante dal livello superiore. Bene Jovic, ha firmato gol pesanti, ma visto un Giroud che andava per i 38 anni bisognava, forse, puntare su un profilo diverso.
Chiudiamo parlando della dirigenza. Dall'addio di Maldini e Massara si è fatta fin troppa confusione e, ancora oggi, non è proprio ben chiaro quali siano gli effettivi ruoli. L'arrivo di Ibrahimovic è stato acclamato come un attesissimo ritorno ma attorno alla sua figura rimane qualche punto interrogativo. La scelta del nuovo allenatore dirà molto sulle gerarchie della dirigenza rossonera e, soprattutto, sulle reali ambizioni della proprietà firmata Gerry Cardinale. LEGGI ANCHE: Pedullà - "Milan-Conte, nessun passo importante: ecco tutte le sue richieste"
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