Dio ha creato il mondo in 7 giorni, Ibrahimovic si è fermato a 5 con il Milan e Conceicao ha aggiustato tutto in 2 partite. Si tratta di un bel riassunto che, però, omette la fin troppo lunga parentesi di Paulo Fonseca. I rossoneri, contro ogni pronostico, vincono la Supercoppa Italiana e mettono in bacheca il primo trofeo dell'era RedBird. E chi se lo aspettava? Sfidiamo chiunque a confessare un ottimismo che non esisteva e che solo la vittoria, sempre in rimonta, contro la Juventus ha riportato a galla. Torna la passione, torna quel sentimento che pareva ormai perso tra cori di protesta e prestazioni certamente non all'altezza della storia del Diavolo. Ora, però, è tempo di un piccolo bilancio: quali sono state le colpe di Fonseca? E, soprattutto, quali sono stati i pregi di Conceicao?
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Milan, Fonseca rompe e Conceicao aggiusta: quali sono gli errori e quali i pregi?
Gli errori di Fonseca
—Tralasciando l'aspetto tattico, Paulo Fonseca ha commesso gravi errori comunicativi. Il primo aspetto che risulta palese è quello relazionale. Tra l'ormai ex tecnico rossonero e la squadra non è mai scoccata la scintilla, quella chimica che riesce a espandere a tutta la rosa un obiettivo comune. Le esclusioni importanti e alcune dichiarazioni, anche fin troppo plateali, hanno creato una frattura che, già a fine settembre, appariva come insanabile. La dirigenza, poi, ci ha messo del suo: i risultati parlavano chiaro e Fonseca avrebbe potuto, o dovuto, lasciare la panchina del Diavolo ben prima di fine dicembre.
Si sa, le motivazioni nel calcio, ma in generale nella vita, fanno sempre la differenza. Ai giocatori rossoneri serviva una scossa, un impeto in grado di donargli quello stimolo in più. Fonseca non ha saputo rimediare ai suoi errori, non ha costruito un ponte che potesse condurlo verso quei giocatori ai quali certamente non saranno piaciute alcune uscite. Difatti, Conceicao, subito dopo la sfida contro la Juventus, ha riportato una frase emblematica che avrebbe potuto fare al caso di Fonseca: "Ciò che succede nello spogliatoio, rimane nello spogliatoio". I giocatori, infine, sono pur sempre delle persone. Queste hanno bisogno di relazioni, di una confidenza che possa riguardare anche le questioni extra-campo.
Ciò che categorizza gli allenatori riguarda proprio questo aspetto. Non si tratta solo di tattica, di moduli, di ruoli e risultati, ma anche di gestione: quella delle risorse umane, dello spogliatoio, della sensibilità di ciascun giocatore. A tal proposito basterebbe risentire le ultime frasi di Cristiano Ronaldo riguardanti Carlo Ancelotti: il campione portoghese non cita alcun risultato con lui ottenuto, ma parla solo ed esclusivamente del rapporto che aveva l'ex tecnico del Milan con ogni giocatore.
I pregi di Conceicao
—Nella vostra vita avrete sicuramente avuto quel professore che ricorderete per sempre. Quella persona che, per modo di rapportarsi a voi, porterete sempre nel cuore. Riportando le frasi di Stefano Ferré, durante un episodio di Cronache di Spogliatoio, "colui che ti stimola a dare il meglio di te anche inconsapevolmente".
Ora, prendete quest'ultima frase e riguardatevi le prestazioni di Theo Hernandez e Rafael Leao nella finale contro l'Inter di qualche giorno fa. Corsa, voglia, intraprendenza e tenacia. Adesso, diteci quante volte, negli ultimi mesi, avete visto gli stessi giocatori avere questo approccio. Le differenze sono chiare, questo perché Sergio Conceicao ha saputo toccare le corde giuste. Ha puntato tutto sulla motivazione, ha messo in secondo piano le questioni tattiche, comunque ben risaltate, e ha voluto puntare tutto sul rimescolamento del gruppo.
I festeggiamenti a fine gara ne sono la più bella rappresentazione. Abbracci e complimenti per tutti e nessuno, ma proprio nessuno, col muso lungo. Theo rinato, Leao ad altissimi livelli (cambia la gara nel giro di 30 minuti), Tomori nuovamente titolare e una squadra che lotta, corre e si sacrifica come non vedevamo da tanto tempo. Conceicao ha fatto centro, con quel carattere da generale che sembra aver influenzato anche il resto del gruppo. La strada è lunga, e anche piena di ostacoli, ma alzare un trofeo nel giro di due partite permette all'allenatore portoghese di farsi riconoscere dalla squadra. Hanno seguito le sue indicazioni e hanno battuto le due rivali storiche: non poteva esserci un inizio migliore di questo.
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