Una carriera faticosa: troppi alti e bassi
—Nel corso degli anni, Daniel Maldini ha trovato spazio sporadico nella formazione titolare del Milan, ma senza mai riuscire a imporsi. La sua carriera è stata una continua ricerca della sua identità calcistica, senza mai riuscire a decollare in modo concreto.
Nel 2020, il Milan lo manda in prestito allo Spezia, squadra neopromossa in Serie A, per garantirgli più minuti e maggiori possibilità di crescita. La stagione con i liguri, però, non si trasforma in una svolta: Daniel gioca 19 partite e segna 2 gol. Sebbene il bilancio non sia negativo, la sua influenza sulle partite è stata limitata, e non è riuscito a diventare il giocatore di riferimento che molti speravano. Il problema di Daniel è stato proprio questo: pur dimostrando discrete qualità tecniche, non è mai riuscito a trovare la continuità e la maturità necessarie per emergere in un campionato competitivo come la Serie A.
Nel 2024, il Milan decide di cederlo in prestito al Monza, in Serie A, una nuova chance per cercare di trovare la giusta continuità. Al Monza, Daniel ha avuto un'opportunità di maggiore visibilità, ma anche in questa avventura ha faticato a imporsi. Questa stagione ha giocato 15 partite, segnando 1 gol, ma non è riuscito a essere una figura di riferimento nell’attacco del club brianzolo. La sua esperienza al Monza è stata caratterizzata da buone prestazioni occasionali, ma mai da quella continuità che ci si aspettava da un giocatore del suo potenziale.
La Nazionale
—Nel 2024, Daniel Maldini ha finalmente vissuto un momento di grande soddisfazione. Nel mese di ottobre, il CT Luciano Spalletti lo ha convocato per la prima volta in Nazionale, in vista delle partite di UEFA Nations League contro Belgio e Israele. Il 14 ottobre 2024, a 23 anni, Daniel ha esordito con la maglia azzurra nella partita contro Israele, vinta per 4-1 allo Stadio Friuli di Udine, subentrando al posto di Raspadori al 73° minuto. Con questo esordio, Daniel è diventato il primo giocatore italiano a debuttare in Nazionale dopo che prima di lui ci avevano già giocato il nonno Cesare e il padre Paolo, un traguardo che ha avuto un enorme valore simbolico. Questo momento rappresenta sicuramente una delle maggiori soddisfazioni nella sua carriera, e una conferma delle sue potenzialità, seppur in una fase ancora di crescita.
Hype mediatico o rimpianto reale?
—Il fatto che Maldini sia stato visto come un talento destinato a sfondare ha inevitabilmente influito sul suo percorso. Il cognome ha portato con sé una pressione mediatica enorme, sia per le aspettative che per l’affetto che i tifosi nutrivano nei suoi confronti. La sua carriera è stata influenzata, infatti, non solo dalle sue prestazioni sul campo, ma anche da quella aura che, forse, non ha mai completamente digerito.
Il giudizio è inevitabilmente misto. Il suo potenziale era innegabile, ma finora non è riuscito a esprimersi al massimo delle sue possibilità. Il peso del cognome è stato forse troppo grande da sopportare, e la pressione mediatica ha certamente complicato un percorso che, altrimenti, avrebbe potuto essere più sereno. È giusto considerarlo un rimpianto per il Milan? Forse no. Ha avuto delle opportunità, ma non ha saputo sfruttarle al meglio. In futuro, tuttavia, potrebbe ancora dimostrare il suo valore. Il suo esordio in Nazionale, però, rappresenta una speranza che possa finalmente trovare la sua strada, e chissà che questo non sia l'inizio di una nuova fase della sua carriera. LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan - Pellegatti: "Dani Olmo come Beckham. Ecco perché"
© RIPRODUZIONE RISERVATA