Il Milan esonera Paulo Fonseca e termina così i suoi alibi. Da Ibrahimovic a Furlani: a pagare non può essere solo l'allenatore
Che tu sia un giornalista o un tifoso, che tu possa giudicare in maniera oggettiva o soggettiva, per riassumere il momento che vive il Milan viene in mente un solo termine: confusione. Da Paulo Fonseca a Sergio Conceicao, tutto questo nel giro di soli 6 mesi. Sembra un'eternità, ma in realtà è passato poco tempo dall'8 luglio, giorno in cui l'ormai ex allenatore rossonero fu presentato. Eppure, Fonseca, che arrivò nello scetticismo più totale, sembrò portare con sé delle sensazioni positive. Un grande sorriso, simpatia e dei propositi di gioco che facevano ben sperare. L'estate, poi, parve donare grande spirito al tifo rossonero: vittorie prestigiose, seppur in amichevole, e degli spunti tattici molto interessanti.
Si arriva dunque all'esordio in campionato con fiducia, ma bastarono solo 30' per rivedere gli stessi orrori di qualche mese prima. La partita contro il Torino finirà con il risultato di 2-2 e inizierà il lento sprofondo rossonero. Che dire? Il Milan paga una gestione pessima di diversi fattori: da quello tecnico a quello tattico, senza dimenticare quello comunicativo. Ciò nonostante, la società rossonera godeva di alcuni alibi che, con l'addio di Fonseca, vedono sfumarsi. In primis, quello legato proprio al tecnico portoghese, divenuto, nel tempo, un vero e proprio capro espiatorio.
Gli alibi sono finiti
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Ora, però, le attenuanti sono finite. I dirigenti rossoneri dovranno fare i conti con le proprie responsabilità, parlare a viso aperto con tutti coloro che, in questi mesi, si sono chiesti dove fossero i vari Furlani, Ibrahimovic e Moncada. In particolare, l'ex campione svedese sembra essere al centro del ciclone. I tifosi lo hanno ammirato e amato per le sue giocate in campo, ma stanno imparando a criticarlo, e aspramente, per la sua gestione dirigenziale. Vogliamo ricordare, però, che Ibrahimovic non fa parte dell'organigramma del Milan, ma rappresenta il braccio destro di Gerry Cardinale e dunque RedBird.
Occhi puntati, quindi, su Furlani e Moncada. Sull'operato del primo non possiamo far cadere la penna, poiché Furlani, quando si tratta di gestione amministrativa, non sembra avere eguali. Tuttavia, l'amministratore delegato rossonero appare in netta difficoltà quando si parla del pallone, proprio l'ambito che, fra le due cose, sembra essere il più semplice. Il silenzioso Moncada, invece, vive nell'ombra di Ibrahimovic. Il direttore tecnico, infatti, appare solo in compagnia dello svedese, che si tratti di stare con la squadra o che si tratti di presenziare a San Siro.