Finalmente è stato spiegato e svelato il Milan Futuro, ma rimangono ancora alcuni dubbi: dal nome a Camarda fino al senso del progetto
In un momento nel quale ci si interroga sul come, sul dove e sul quando investire per far sì che i talenti italiani escano fuori, ecco arrivare il Milan Futuro. I rossoneri si uniscono alla Juventus e l'Atalanta e danno il via ad un progetto incentrato proprio sui giovani, mettendoli di fronte alla dura prova della Serie C. Non sappiamo, ancora, come questi reagiranno alle pressioni di un campionato bello caldo e a dei campi che fanno tremare le gambe addirittura ai "più grandi". L'unica cosa che sappiamo, però, è che da questa stagione capiremo chi, di questo Milan Futuro, potrà far parte del Milan "Presente".
Quante domande
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Dopo la conferenza di Zlatan Ibrahimovic, tuttavia, ci siamo annotati alcuni punti poco chiari. Il primo riguarda, banalmente, proprio il nome del progetto. Milan Futuro, termine che assomiglia più ad uno slogan, ma che forse riassume al meglio quello che può essere l'attuale orizzonte rossonero. Il primo pensiero è quello del domani, guardare in avanti e puntare ad investimenti che possano fruttare a lungo termine. D'accordo, tutto giusto se solo tale visione venisse incentrata unicamente su questo progetto. Chiamare Milan Futuro una squadra che sarà, o dovrebbe essere, la fucina del talento rossonero può avere un senso solo se poi, i talenti migliori, non verranno ceduti e, anzi, fatti crescere per essere i campioni del domani: ma solo e unicamente nel Milan.
La funzione del progetto
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Passiamo poi alla funzione del progetto. Pare chiaro che il Milan Futuro sia un ponte fra la Primavera e la Prima Squadra. Negli ultimi anni, infatti, si è resa chiara l'incapacità, dei prodotti del vivaio italiano, di "sfondare" sul grande palcoscenico. Sfruttare la Serie C come palestra per i più giovani è, effettivamente, un'idea che può funzionare, ma rimane qualche dubbio sulla decisione di elevare a 20 anni il limite per giocare in Primavera. Questo confine rappresenta un po' l'emblema del calcio italiano: se un ragazzo, a 20 anni, gioca ancora nel settore giovanile significa che, in maniera molto cinica, non è affatto pronto per giocare ai livelli della Serie A.
Camarda, il prescelto
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Concludiamo con lui, il figliol prodigo rossonero. Francesco Camarda ha un talento indubbiamente enorme. Si è già fatto notare, fra Primavera e Youth League, e ha vinto da protagonista l'Europeo U17. La parola d'ordine è calma, perché parliamo pur sempre di un ragazzo di soli 16 anni. Il popolo invoca a gran voce il suo nome, lo vuole in Prima Squadra, lo vuole titolare, lo vuole al centro di ogni progetto. Tuttavia, ed è una cosa che non tutti sembrano capire, fare i paragoni con l'altrettanto talentuoso Lamine Yamal non fa assolutamente bene.