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Milan, Gabbia leader in campo e fuori: perché non dargli la fascia da capitano?

Fabio Barera Redattore 
Matteo Gabbia sta diventando sempre più leader in questo Milan, anche fuori dal campo: perché non darla a lui la fascia da capitano?

Tra i giocatori migliori in casa Milan in questo ultimo periodo non particolarmente brillante per la squadra è senza ombra di dubbio Matteo Gabbia. Il classe 1999 ha fatto progressi enormi da quando è tornato in rossonero dopo l'esperienza al Villarreal, in Spagna, che gli deve essere servita parecchio. Una crescita sensibile ed evidente anche agli occhi di Luciano Spalletti, Commissario Tecnico dell'Italia, che lo ha visionato più volte da vicino nel corso delle ultime settimane. E che gli è valsa la prima chiamata in Nazionale in vista delle sfide contro Belgio ed Israele.

Non solo, perché oltre alla crescita ci vuole anche la leadership e Matteo Gabbia ha dimostrato di averne da vendere. A suon di prestazioni è riuscito a scalzare la titolarità a Strahinja Pavlovic, che non vede il campo dal derby contro l'Inter, in cui giocò appena un minuto. Anche in campo si vede che il centrale rossonero ha carisma, trascina i suoi compagni. Magari non lo fa sbracciandosi esageratamente, ma si fa sentire comunque in una squadra in cui ci sono tanti galli. A questo si aggiunge la leadership fuori dal campo, che non è mai scontata.

Milan, Gabbia prossimo capitano? È lui il vero leader della squadra: ecco perché 

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E allora la provocazione è la seguente. Perché non consegnare a lui la fascia da capitano del Milan? È vero, per qualche mese se n'è andato e forse rispetto ad altri giocatori rischia di perdere il posto da titolare. Ma è cresciuto nel Settore Giovanile rossonero, per cui lui più di chiunque altro sa cosa significhi vestire questa maglia. A questo si aggiunge un aspetto da molti sottovalutato, ma che ha un'importanza capitale. Quando le cose vanno male chi va davanti alle telecamere ad assumersi le proprie responsabilità, anche se magari non ha sbagliato nulla? Matteo Gabbia, non quelli che dovrebbero essere i leader della squadra e che invece si presentano solo quando va tutto bene.

Dopo il Bayer Leverkusen si è presentato Matteo Gabbia, esattamente come avvenuto dopo la Fiorentina. E Theo Hernandez? Ha parlato dopo il Lecce, quando si è vinto 3-0 e dopo la Lazio, quando era quasi obbligato ad esporsi sul caso del cooling break con Rafael Leao. Ecco, il portoghese è un altro che quando c'è da assumersi le proprie responsabilità non è esattamente il primo a sbracciarsi per parlare ai giornalisti. E allora sarebbe giusto che a guidare il Milan in campo sia il leader 'silenzioso' di questa squadra. LEGGI ANCHE: Milan-Udinese, la rivoluzione di Fonseca: tre cambi importanti in formazione >>>