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Milan, Ibrahimovic: il “voglio, posso e comando” non funziona. Servono fatti

Zlatan Ibrahimovic RedBird AC Milan Liverpool
Tra metafore e iperboli, Zlatan Ibrahimovic è riuscito nell’impresa di fare peggio del Milan, durante il pessimo esordio in Champions League
Redazione

Tra metafore e iperboli, Zlatan Ibrahimovic è riuscito nell’impresa di fare peggio del Milan di Paulo Fonseca durante la pessima serata del debutto in Champions League, culminata con la sconfitta contro il Liverpool. Nemmeno i tifosi milanisti hanno gradito lo spettacolo offerto dall'attaccante. Il battibecco in diretta tv con Zvonimir Boban e le frecciate rivolte a chi lo ha criticato per essere rimasto lontano dall'Italia negli scorsi giorni, mentre la squadra e il tecnico affrontavano difficoltà, hanno generato le parole fuori luogo di Ibra. Il problema è che alle parole non sono seguite le azioni sul campo.

Il nuovo ruolo

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Nonostante le rassicurazioni sulla buona forma e sulla preparazione per una sfida impegnativa come quella contro il Liverpool, il prosieguo della serata a San Siro si è trasformato in un incubo. Con il risultato che ha reso surreali le dichiarazioni del Senior Advisor rossonero. Ibrahimovic è sempre stato una figura carismatica all'interno dello spogliatoio quando giocava. Ora, però resta da vedere come si adatterà a un ruolo che richiede maggior equilibrio e diplomazia.


Ibrahimovic è così indispensabile?

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Dato che la situazione si ripete con preoccupante frequenza, il Milan potrebbe prima di tutto beneficiare di una stabilizzazione. Gerry Cardinale deve capire quanto l'atteggiamento deciso con cui il suo rappresentante agisce in un ambiente già provato da mesi di delusioni e critiche sottili, sia funzionale per il club. Il patron rossonero deve chiedersi se davvero ciò di cui il club ha bisogno per la propria immagine è una figura imprevedibile come quella di Zlatan.

Migliorare nella comunicazione

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Ibrahimovic potrebbe diventare un grande dirigente in futuro, ma attualmente, almeno sul piano della comunicazione, deve migliorare. Troppe uscite infelici, troppo personalismo e troppe parole d’effetto che non trovano riscontro nei fatti. Così non fa il bene del Milan, e questo non è un aspetto secondario, considerando che rappresenta l’unico legame tra il milanismo e l’attuale proprietà. LEGGI ANCHE: Milan, non solo Terzic: nella lista anche Sarri e Tuchel

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