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Vincenzo Montella durante Napoli-Milan (credits: GETTY Images)
di Enrico Maggioni
Al cospetto degli uomini di Sarri, l'elastico costruito da Montella - con Borini sulla linea della difesa in fase di non possesso e pronto ad affiancare i quattro di centrocampo in fase di attacco - ha sostanzialmente retto nel limitare il possesso di palla della capolista. La differenza, una volta ancora, l'hanno fatta i campioni avversari (Insigne in primis, ndr) ai quali il Milan oppone la consueta sterilità offensiva.
Non è bastato infatti ai rossoneri il continuo giro palla e il discreto fraseggio - orchestrati dal positivo Riccardo Montolivo - per impensierire la difesa napoletana: nonostante la grinta e il pressing esercitato con buon successo, la manovra offensiva non punge mai.
Prima dell'infortunio, solo Suso riesce a dare l'impressione della pericolosità anche se la sua posizione di interno di centro destra non lo rende efficace né come esterno né come attaccante. Fortemente negativa la prestazione di Giacomo Bonaventura, chiamato ad operare da esterno di sinistra con licenza di ...incidere ma con risultati ben distanti dagli standard attesi: il numero cinque rossonero non sfrutta le poche ripartenze milaniste, tiene palla a lungo e privilegia il retropassaggio alle verticalizzazioni.
Con simili premesse, diventa difficile pretendere di più dai terminali offensivi: benché Kalinic e André Silva debbano mostrare più fame e cattiveria agonistica, il controllo del centrocampo di sabato sera non genera palloni giocabili per le punte, sempre chiamate a giocare spalle alla porta senza alcuna speranza di avere palloni in profondità.
La gran mole di gioco sviluppata da Milan, da Champions League in Serie A per tiri, cross e corner, è mortificata da schemi offensivi inadeguati: le sole quattro reti segnate contro le prime sei della classe - a fronte dei quindici gol subiti - sono l'evidenza di una media gol (1,46 ndr) alimentata quasi esclusivamente da difensori e centrocampisti e lontanissima dai numeri delle prime della classe.
Tocca a Vincenzo Montella archiviare gli stucchevoli richiami alla Champions League, dalla quale il Milan è drammaticamente lontano, e lavorare duramente per dotare la squadra di soluzioni offensive che esaltino i talenti inespressi a disposizione.
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