Il suo record di gol segnati in una singola stagione di Serie A è durato fino a pochi anni fa, ma Gunnar Nordahl è ovviamente ancora nella storia del Milan (di cui è ancora il massimo goleador) e di tutto il calcio. Uno degli attaccanti più forti di sempre, il "Pompierone", com'era stato soprannominato. Suo figlio Thomas Nordahl è un grande appassionato e, ovviamente, di Milan. Ma ha avuto anche la possibilità di diventare un grande calciatore. Ai microfoni di Tuttosport ha raccontato di quando aveva quasi firmato con la Juventus. Non solo, perché ha parlato anche di un altro svedese che ora sta facendo grande il Milan: è l'era di Zlatan Ibrahimovic, classe 1981. Ecco le parole di Nordahl junior.
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Milan, il figlio di Nordhal: “Ibrahimovic più decisivo di Cristiano Ronaldo”
Il figlio di Nordahl, ex attaccante del Milan, ha parlato di suo padre e di Ibrahimovic. Ecco le sue dichiarazioni.
Sul record di gol del padre nel Milan: "Ne sono orgoglioso, quando vado a Milanello sono tutti sempre molto gentili con me. Lui amava il Milan e l'Italia. Era tornato in Svezia per la famiglia, per farmi studiare, con l'intenzione di lavorare nuovamente da voi, come allenatore. Non ci riuscì a causa dello stop agli stranieri".
Più forte Ibra o suo padre: "Zlatan è più completo, ma mio padre era più efficace in area di rigore. In ogni caso, come dico sempre, non sarebbe male per mio padre essere il secondo... È questione di generazioni. Quest'anno avrebbe compiuto 100 anni, io non faccio mai paragoni col passato. Sono stati i migliori delle loro epoche. Ibra lo è ora, papà ai suoi tempi".
Sul record di gol in una stagione superato: "I record sono fatti per essere battuti. Mio papà però non calciava rigori e arrivò in Italia a 28 anni. Poi oggi i media parlano molto dei gol dei singoli. Mio padre pensava soprattutto a mettersi al servizio della squadra. Ora gli attaccanti sono più individualisti".
Su chi porta avanti la cultura del lavoro come Ibra: "Da quando è tornato, chiede molto all'ambiente rossonero. Quando si vincono le partite, poi, è più facile avvicinare gli altri. Vedrete che aprile sarà un mese importante per il Milan e per Ibrahimovic. Lui resta un grande, mette il cuore".
Se pensa che il Milan possa vincere lo Scudetto: "Non credo. Ci sono troppi punti di distacco dalla prima, si deve puntare alla qualificazione in Champions, prestando attenzione dietro. Sarebbe un ottimo traguardo. Occhio dietro: si è svegliato il Napoli, l'Atalanta è pericolosa e la Juventus è sempre la Juventus..."
Sul ritorno di Ibra in Nazionale: "Sono contento, molti credevano che il gelo tra lui e il CT non si sarebbe mai sciolto. Invece si sono chiariti. Sul campo Zlatan non si discute. La squadra dovrebbe essere più forte con lui. C'è solo una preoccupazione su cui la gente dibatte. C'è paura che prenda spazio, che ci sia troppo rispetto per lui e che quindi i giovani gli passino sempre e comunque la palla. Zlatan dovrà adattarsi al gioco dei compagni".
Chi è più decisivo in Serie A tra Ibra, CR7 e Lukaku: "Voto per Ibra e Romelu. Mi spiego: la Juventus ha vinto molti campionati anche senza CR7. Addirittura ora i bianconeri ora rischiano di non vincere lo Scudetto. Ibrahimovic e Lukaku, invece, hanno migliorato Milan e Inter. Al momento stanno centrando gli obiettivi per cui sono stati messi sotto contratto. Non fraintendetemi: Cristiano Ronaldo resta un grande giocatore, ma non ha avuto l'impatto sulla squadra che ci si aspettava".
Su Ibra che si è commosso parlando dei figli e su suo padre che è tornato in Svezia per farlo studiare: "Sono uomini anche loro. Magari Ibra ha un'immagine pubblica e poi un'altra nel privato".
Sul suo esser stato vicino alla Juventus: "Un peccato, a causa del blocco agli stranieri per allenatori e giocatori. Invece sono andato in prestito per tre anni all'Anderlecht. E nella semifinale doppia di Coppa delle Fiere nel 1969/70 abbiamo rimontato l'Inter di Boninsegna. Abbiamo perso 1-0 in casa all'andata, ma abbiamo vinto 2-0 a San Siro. In ogni caso ero e resto un ammiratore della Serie A. Ho tre squadre del cuore: Milan e Roma per papà, la Juventus perché avrei potuto giocare a Torino nel 1968".
Se avrebbe fatto meglio di suo padre: "Impossibile. Lui era certamente più forte. Non ci sono tanti Gunnar Nordahl nella storia".
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