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Milan, non sei il Manchester City! La differenza la fanno i giocatori…

Stefano Pioli, allenatore del Milan 10/12/2023 PianetaMilan.it Analisi
Il Milan perde anche contro l'Atalanta e riaffiorano le critiche verso Stefano Pioli e le sue tattiche... da Manchester City

Prima ancora di analizzare la prova nel match contro l'Atalanta, bisognerebbe mettere sotto esame le parole di Stefano Pioli. Il tecnico rossonero si è presentato ai microfoni post-partita parlando di una buona prestazione, di una squadra messa bene in campo e di un risultato che, se concluso sul 2-2, avrebbe portato ottimi spunti. Ora andiamo per gradi, andando ad analizzare il match del Milan nella sua interezza e partendo dalla sistemazione in campo dei rossoneri.

Un modulo ibrido

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La tanta confusione tattica parte dal modulo. Il 4-2-3-1 visto sulla carta porta le sue pedine a muoversi, a cambiare ruoli e posizioni. Per sfruttare al meglio le qualità di Theo Hernandez, Pioli ha permesso a Florenzi di retrocedere ogni qual volta che il francese partisse in avanti, ma così costringendo Reijnders a scendere fino alla linea dei difensori per imbastire la costruzione dal basso. L'olandese, infatti, in molti frangenti della partita si è ritrovato a duettare con Tomori e non con gli attaccanti rossoneri.


Il ruolo di Calabria, poi, sta diventando un mistero universale. Ad inizio stagione lo abbiamo visto rientrare a centrocampo, riprendendo un'idea nata e sviluppata da Guardiola. I risultati altalenanti, però, hanno costretto Pioli a riposizionarlo come terzino tradizionale. Il punto sta tutto qui, poiché contro l'Atalanta abbiamo visto quanto Calabria si districhi dall'attaccare e dall'impostare l'azione come terzo di difesa.

Il Milan non è il Manchester City

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Citare Guardiola non è stato un caso, dato che questo Milan ha molte sfumature del Manchester City. Dal portiere ai difensori, passando per i centrocampisti e gli attaccanti. L'incipit tattico è chiaro: i rossoneri si muovono tanto, palleggiano e cercano di scardinare le difese avversarie fra duetti e lanci lunghi. Perfetto, allora dov'è il problema? Semplice, nella confusione generata dalle caratteristiche sopracitate.

Se ci mettessimo di fronte a due schermi, con una partita del Milan a destra e una del Manchester City a sinistra, la differenza salterebbe subito all'occhio. Guardiola ha avuto bisogno di tempo e, soprattutto, dei giocatori giusti per sviluppare questo stile di gioco. Il Milan, invece, prova goffamente ad emulare una tendenza che non è consona ai suoi interpreti. I rossoneri hanno giocato le loro miglior partite sfruttando le qualità principali delle proprie frecce: la velocità e la concretezza.

Milan squadra da contropiede

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Andate a rivedere le sfide cruciali della scorsa stagione: il derby d'andata in campionato, gli ottavi di Champions contro il Tottenham e i quarti contro il Napoli. Vedrete una squadra ben messa in campo e letale in ripartenza. Leao e Theo Hernandez fanno la differenza in campo aperto, Maignan ha le qualità giuste per imbastire azioni veloci e i centrocampisti, attuali e vecchi, hanno il piede per andare dritti al punto.

Perché voler forzare le cose e attuare uno stile che non permette a questi giocatori di brillare? Perché volersi intestardire nel dominio del gioco? Anche in questa stagione abbiamo la prova che questo Milan sia una squadra da contropiede. Il match contro il PSG ne è l'esempio lampante e anche ieri, contro l'Atalanta, i rossoneri avrebbero potuto far molto male in ripartenza. In una situazione del genere, in cui ogni partita rischia di diventare quella cruciale, speriamo che Pioli ci ripensi e dia a questa squadra l'ordine giusto per far bene. LEGGI ANCHE: Milan, a giorni l'annuncio del ritorno di Ibrahhimovic | PM News >>>

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